martedì, 24 Giugno 2025
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Abruzzo contro Arpa Verde: un baluardo energetico.

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L’Abruzzo si erge a baluardo contro un progetto infrastrutturale di portata nazionale, manifestando un rifiuto formale all’avanzamento del gasdotto Snam, denominato Arpa Verde, che ambiva a collegare le dorsali energetiche del Sud e del Nord Italia. La decisione, assunta dall’amministrazione regionale guidata da una coalizione di centrodestra, non si configura come una semplice opposizione burocratica, ma rappresenta un punto di snodo in un dibattito più ampio che coinvolge considerazioni ambientali, geopolitiche ed economiche.Il gasdotto, pianificato per transitare nel cuore della provincia dell’Aquila, configurava un’arteria strategica per il sistema energetico italiano, destinata a rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti e a incrementare la capacità di trasporto del gas naturale, soprattutto in un contesto internazionale caratterizzato da crescenti tensioni e volatilità dei prezzi. Tuttavia, l’Abruzzo, lungi dall’abbracciare incondizionatamente la visione di un’infrastruttura percepita come “salvifica” per l’economia nazionale, ha espresso profonda preoccupazione per i potenziali impatti negativi sul territorio.Le motivazioni che alimentano l’opposizione regionale sono molteplici e complesse. In primis, l’impatto ambientale. La regione abruzzese, con la sua ricca biodiversità, la presenza di aree protette e la fragilità sismica, teme conseguenze potenzialmente devastanti per l’ecosistema, in particolare lungo il percorso del gasdotto. Si paventano rischi di contaminazione delle falde acquifere, alterazione degli habitat naturali e aumento del rischio di incidenti, amplificati dalla vulnerabilità del suolo abruzzese.Al di là delle preoccupazioni ambientali immediate, emerge un dibattito più ampio sulla transizione energetica e la necessità di abbandonare progressivamente i combustibili fossili. L’Abruzzo, regione con un forte potenziale nello sviluppo di energie rinnovabili, contesta la lungimiranza di un investimento significativo in un’infrastruttura destinata, a suo dire, a rafforzare la dipendenza da fonti energetiche non sostenibili. Si auspica, al contrario, un orientamento verso progetti innovativi, basati su idrogeno verde, solare ed eolico, capaci di generare occupazione e sviluppo in linea con gli obiettivi europei di decarbonizzazione.L’opposizione abruzzese solleva, inoltre, interrogativi di natura geopolitica. Il gasdotto, originariamente concepito per trasportare gas proveniente da Algeria attraverso il gasdotto Transmed, ha visto una progressiva riduzione dei volumi trasportati a favore di flussi provenienti da Russia. Questa dipendenza da fornitori esteri, già oggetto di critiche a livello europeo, accentua, secondo l’amministrazione regionale, il rischio di vulnerabilità energetica e di sottomissione a dinamiche internazionali complesse.Infine, non si può ignorare la dimensione economica della questione. L’Abruzzo contesta la presunta “beneficità” del gasdotto in termini di creazione di posti di lavoro e sviluppo economico locale. Si sostiene che i benefici economici siano concentrati nelle mani di poche aziende e che i costi ambientali e sociali ricadano interamente sul territorio abruzzese. Si invoca, pertanto, una ri-pianificazione strategica degli investimenti, orientata verso progetti di sviluppo locale sostenibile e partecipativo, che tengano conto delle reali esigenze del territorio e delle sue potenzialità. La decisione dell’Abruzzo si configura, quindi, come un atto di resistenza a un modello energetico obsoleto e come un invito a ripensare il futuro dell’energia in Italia.

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