L’analisi delle dinamiche commerciali italiane nel primo semestre 2025, basata sui dati Istat, rivela un quadro complesso e disomogeneo, caratterizzato da una crescita aggregata nazionale che cela profonde fratture territoriali.
Sebbene l’export nazionale mostri un incremento tendenziale del 2,1% nel periodo gennaio-giugno, questo risultato è il frutto di performance radicalmente diverse a livello regionale, evidenziando vulnerabilità strutturali e opportunità inespresse.
Nel secondo trimestre 2025, si osservano segnali contrastanti: il Centro e il Nord-Ovest mostrano una crescita congiunturale rispettivamente del 4,6% e del 2,1%, mentre il Nord-Est e il Sud e le Isole registrano rispettivamente una diminuzione del 2,4% e una contrazione significativa del 14,4%.
Questo divario non è un fenomeno isolato, ma si colloca all’interno di una tendenza più ampia che si protrae nel tempo.
La disamina dei primi sei mesi del 2025 rivela un’ulteriore stratificazione: il Centro, con un aumento tendenziale del 10,7%, e il Nord-Ovest, con un incremento più contenuto del 1,5%, trainano la crescita nazionale.
Al contrario, il Nord-Est, con una lieve contrazione dello 0,5%, e soprattutto il Sud e le Isole, con flessioni pesanti (-6,6% e -13,3% rispettivamente), appesantiscono il bilancio complessivo.
L’approfondimento regionale nel periodo gennaio-giugno 2025 evidenzia come il Lazio (+17,4%), la Toscana (+11,8%), l’Abruzzo (+10,1%) e il Friuli-Venezia Giulia (+6,6%) siano le locomotive dell’export italiano.
Al polo opposto, Sardegna (-17,3%), Campania (-15,5%), Sicilia (-11,2%) e Molise (-9,8%) subiscono contrazioni significative, riflettendo probabilmente debolezze produttive, difficoltà di accesso a mercati esteri e un grado di specializzazione troppo legato a settori in declino o particolarmente esposti alla concorrenza globale.
Il recupero del Nord-Ovest, dopo due trimestri di performance negativa, segnala una potenziale inversione di tendenza, ma non cancella le preoccupazioni legate alla tenuta del Nord-Est e alla profonda crisi che affligge le regioni meridionali e insulari.
La Lombardia, insieme al Lazio e alla Toscana, si conferma motore cruciale per l’economia italiana, mentre la Campania, il Piemonte, la Sicilia e la Sardegna contribuiscono in maniera rilevante alla contrazione dell’export.
Questi dati impongono una riflessione seria sulle politiche di sviluppo territoriale e sull’importanza di ridurre il divario economico e sociale tra le diverse aree del Paese.
È necessario un intervento mirato a rafforzare la competitività delle regioni meridionali e insulari, promuovendo l’innovazione, la diversificazione produttiva, l’internazionalizzazione delle imprese e lo sviluppo di infrastrutture adeguate, al fine di garantire una crescita economica più equilibrata e sostenibile per l’intero territorio nazionale.
L’analisi dei dati Istat non deve essere intesa solo come una fotografia del presente, ma come stimolo per definire strategie di lungo termine che possano plasmare un futuro più prospero e inclusivo per l’Italia.