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lunedì 17 Novembre 2025

Economia sommersa: un’ombra lunga sull’Italia, tra sfide e speranze.

L’economia sommersa in Italia, un’ombra persistente che ne compromette il potenziale di sviluppo e mina la coesione sociale, non è un mero anomalia statistica, ma un complesso intreccio di fattori strutturali e comportamentali.
Ben lungi dall’essere un fenomeno marginale, essa incide in maniera significativa sul Prodotto Interno Lordo, distorce la concorrenza leale, sottrae risorse destinate al finanziamento dei servizi pubblici essenziali e, in ultima analisi, erode la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
La sua diffusione, radicata in decenni di evasione fiscale e lavoro nero, si alimenta di una combinazione di incentivi perversi, scarsa percezione del rischio di sanzioni e, in alcuni casi, di una diffusa sfiducia verso il sistema fiscale percepito come eccessivamente oneroso e inefficiente.
L’evasione fiscale non è solamente una questione di “evitare di pagare le tasse”, ma spesso rappresenta una strategia di sopravvivenza per le microimprese, un modo per competere con aziende che operano nell’illegalità, o, in alcuni casi, una forma di resistenza a un sistema percepito come ingiusto.

Tuttavia, le riflessioni del governatore Panetta, in occasione dell’Inaugurazione dell’Anno di Studi 2025-26 della Scuola di Polizia Economico-Finanziaria, offrono un barlume di speranza.
Il riconoscimento dei progressi compiuti nel decennio recente suggerisce che un cambiamento significativo, seppur graduale, è realizzabile.
Questi progressi non sono il risultato di una singola azione, ma di un insieme di interventi che spaziano dall’evoluzione tecnologica – con la digitalizzazione dei processi e l’utilizzo di strumenti di analisi dei dati – alla revisione della legislazione tributaria, passando per una maggiore attenzione alla formazione e all’aggiornamento del personale delle forze dell’ordine.

L’efficacia di tali interventi, tuttavia, dipende dalla capacità di affrontare le sfide strutturali che alimentano l’economia irregolare.
È necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga non solo le forze dell’ordine e l’amministrazione finanziaria, ma anche il mondo accademico, le associazioni di categoria e la società civile.
Occorre incentivare la legalità non solo attraverso il rafforzamento dei controlli e delle sanzioni, ma anche attraverso la semplificazione degli adempimenti burocratici, la riduzione del carico fiscale sulle imprese oneste e la promozione di una cultura della responsabilità e della trasparenza.
Inoltre, è cruciale comprendere che l’economia sommersa è spesso il riflesso di problemi sociali più ampi, come la disoccupazione, la precarietà lavorativa e la mancanza di opportunità.

Affrontare queste problematiche, attraverso politiche attive del lavoro, investimenti nell’istruzione e nella formazione professionale, e il sostegno alle famiglie in difficoltà, può contribuire a ridurre l’incentivo a operare nell’illegalità.

La lotta all’economia irregolare non è una battaglia che si può vincere con una singola riforma o un singolo intervento.

È un percorso lungo e complesso, che richiede impegno costante, visione strategica e una forte volontà politica.
Il riconoscimento dei progressi compiuti nel decennio recente rappresenta un punto di partenza incoraggiante, ma è fondamentale non abbassare la guardia e continuare a investire in soluzioni innovative e sostenibili per costruire un’Italia più equa, prospera e legale.

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