L’estate 2025 si preannuncia un banco di prova per il portafoglio degli italiani, con un’impennata generalizzata dei costi che rischia di relegare le vacanze a un lusso inaccessibile per una quota sempre più ampia della popolazione.
Le stime, elaborate da Codacons sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione al consumo, evidenziano un aumento medio complessivo della spesa turistica di circa il 30% rispetto al periodo pre-pandemico del 2019.
Un incremento di tale portata non solo ridimensiona l’accessibilità alle vacanze, ma solleva interrogativi sulla sostenibilità economica di un intero settore.
Il comparto dei trasporti, in particolare, è teatro dei rincari più drammatici.
Il volo aereo, fulcro delle rotte nazionali e internazionali, ha subito un’impennata vertiginosa: i prezzi sono ora, mediamente, l’81,5% superiori a quelli del 2019 per i voli interni, mentre i voli internazionali vedono un aumento del 65,9%.
Anche le tratte europee non sfuggono a questo trend, con un incremento del 61%.
Si riscontrano però alcune eccezioni: il trasporto marittimo, pur subendo un aumento del 13,9%, e il trasporto ferroviario (+10,7%), così come gli autobus e i pullman (+10,1%), presentano incrementi meno marcati, sebbene comunque significativi.
Il costo del tempo libero, elemento cruciale per la valutazione complessiva dell’esperienza vacanziera, è anch’esso in forte aumento.
Trascorrere una giornata al mare o in piscina costa ora il 32,7% in più rispetto al 2019, mentre i parchi divertimento, i musei, i monumenti, i parchi nazionali, gli zoo e i giardini si attestano su incrementi compresi tra il 13% e il 21,4%.
L’alimentazione, pilastro di ogni vacanza, non fa eccezione.
La cena al ristorante o in pizzeria è ora più cara del 22,5% rispetto a sei anni fa.
Anche il semplice piacere di un aperitivo al tramonto è stato colpito dall’inflazione: gli aperitivi alcolici sono aumentati del 18,2%, mentre la birra è salita del 17,2%.
Un dato particolarmente rilevante è l’aumento delle bibite analcoliche, che crescono del 28,8%, penalizzando soprattutto chi preferisce opzioni non alcoliche.
Questa escalation dei prezzi si riflette direttamente sulle scelte dei consumatori.
Codacons stima che quasi la metà degli italiani (il 49%), un numero in crescita rispetto al 39,5% del 2019, rinuncerà a una vacanza estiva tra giugno e settembre.
Questa impennata di “rinunciatari” non è solo un indicatore di difficoltà economiche diffuse, ma anche un segnale di una potenziale crisi nel settore turistico, con implicazioni per l’occupazione e l’economia locale.
L’aumento significativo della percentuale di persone che rinunciano alle vacanze suggerisce una necessità urgente di interventi mirati per contenere l’inflazione e proteggere il potere d’acquisto delle famiglie, al fine di preservare l’accessibilità delle esperienze di viaggio e di tempo libero.