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mercoledì 12 Novembre 2025

Tassi in aumento: così il finanziamento di famiglie e imprese

Il panorama finanziario italiano di settembre 2023 mostra un quadro di graduale, ma inequivocabile, inasprimento delle condizioni di finanziamento, con implicazioni che si estendono a famiglie e imprese.
I dati ufficiali, diffusi dalla Banca d’Italia, rivelano una persistente pressione al rialzo dei tassi di interesse, sebbene con dinamiche diversificate a seconda del tipo di prestito.
Il segmento dei mutui per l’acquisto di abitazioni, cruciale per il mercato immobiliare, ha visto il Tasso Annuale Effettivo Globale (Taeg) salire a 3,71%.
Questo incremento, seppur modesto rispetto ad agosto (3,67%) e luglio (3,61%), segnala una tendenza più ampia, riflettendo l’azione delle politiche monetarie volte a contrastare l’inflazione e assorbire i surplus di liquidità nel sistema.
L’aumento dei tassi incide direttamente sulla sostenibilità dei piani di acquisto abitativo, riducendo il potere d’acquisto delle famiglie e potenzialmente frenando la domanda.
L’impatto è particolarmente sentito per chi negozia un mutuo a tasso variabile, il quale si adatta rapidamente alle condizioni di mercato.
Parallelamente, il credito al consumo, spesso utilizzato per l’acquisto di beni durevoli, presenta un quadro di tassi ancora più elevati, attestandosi al 10,24%.
Questo livello, pur mantenendosi sostanzialmente stabile rispetto al mese precedente, evidenzia la maggiore sensibilità di questo segmento alle dinamiche di rischio e costo del capitale.
L’aumento dei tassi di credito al consumo può limitare la propensione all’acquisto di beni non essenziali, con ripercussioni sulla produzione industriale e sul commercio al dettaglio.
Anche per le società non finanziarie, la situazione si fa meno favorevole.
I tassi sui nuovi prestiti si sono attestati al 3,38%, indicando un aumento del costo del finanziamento per gli investimenti e la gestione del capitale circolante.
Questo scenario rappresenta una sfida per le imprese, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, che dipendono maggiormente dal credito bancario per sostenere la loro attività.

Un elemento di relativa stabilità è rappresentato dai tassi passivi sui depositi, che si mantengono fermi allo 0,63%.
Questo dato, sebbene apparentemente positivo, potrebbe celare una compressione dei margini di profitto per le banche, che si trovano a dover equilibrare l’aumento dei tassi attivi (i tassi applicati sui prestiti) con la necessità di offrire rendimenti minimi ai depositanti.

In sintesi, il quadro delineato da questi dati suggerisce un contesto finanziario in graduale transizione, caratterizzato da un inasprimento dei costi di finanziamento che, sebbene moderato, richiede un’attenta valutazione da parte di famiglie e imprese per la pianificazione delle proprie strategie finanziarie.

L’evoluzione futura di questi indicatori dipenderà in larga misura dalle decisioni di politica monetaria della Banca Centrale Europea e dalla dinamica dell’inflazione, fattori che continueranno a influenzare l’andamento del mercato finanziario italiano.

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