13 dicembre 2024 – 13:45
Il cinema è un’arte che può regalare emozioni intense e coinvolgenti, capaci di trasportare lo spettatore in mondi fantastici o far rivivere momenti della vita quotidiana con una profondità straordinaria. Un esempio lampante di ciò è rappresentato dal film “Il giorno dell’incontro”, opera prima del talentuoso Jake Huston, che ha saputo catturare l’essenza di una giornata nella vita di Mikey, un pugile dal passato burrascoso interpretato magistralmente da Michael Pitt.La pellicola si svolge nella vibrante New York degli anni Novanta, immortalata in suggestivo bianco e nero, dove il protagonista intraprende un viaggio emotivo alla ricerca delle persone che hanno segnato il suo percorso. La colonna sonora avvolge lo spettatore con le sue note avvolgenti, mentre l’apparizione di Joe Pesci sullo schermo aggiunge ulteriore fascino a questa storia coinvolgente.Dall’altra parte dello spettro cinematografico troviamo “Una terapia di gruppo” di Paolo Colella, un film che sembra smarrire la propria strada fin dalle prime scene. Le vicende dei personaggi guidati da Claudio Bisio e compagni all’interno dello studio del discutibile dottor Stern non riescono a trovare una coerenza narrativa, lasciando lo spettatore confuso e deluso.La fotografia ricorda i video amatoriali degli anni Ottanta e le interpretazioni degli attori sembrano essere fuori luogo e poco convincenti. Ci si chiede se il regista abbia scelto gli attori direttamente dalla sala d’attesa di uno studio medico anziché selezionarli accuratamente per il ruolo.In conclusione, la settima arte può offrire esperienze coinvolgenti e indimenticabili come nel caso de “Il giorno dell’incontro”, ma può anche deludere come accade in “Una terapia di gruppo”. È la capacità dei registi e degli attori di trasmettere emozioni autentiche che rende un film memorabile o dimenticabile agli occhi del pubblico.
