La globalizzazione, in costante evoluzione, si trova attualmente a fronteggiare una fase di rallentamento strutturale che ha portato a catene del valore più brevi, un aumento delle barriere commerciali e una governance multilaterale sempre più fragile. Questa nuova configurazione sta ridefinendo gli equilibri economici a livello globale, delineando due poli economici di riferimento: gli Stati Uniti e la Cina. Nel frattempo, l’Europa sembra essere relegata ai margini di questa dinamica.Secondo le osservazioni di Lucia Aleotti, vicepresidente di Confindustria per il Centro Studi, l’Italia risente direttamente di questa situazione data la sua forte integrazione nel contesto delle produzioni globali. Le esportazioni rappresentano un pilastro fondamentale per l’economia italiana, così come le importazioni che fungono spesso da beni intermedi per il sistema produttivo nazionale. È necessario esplorare nuovi mercati per i prodotti italiani e identificare nuovi fornitori; tuttavia, è cruciale che l’Europa torni a concentrarsi immediatamente sui principi fondamentali dell’industria e dell’economia.Aleotti sottolinea l’urgenza nell’eliminare le normative che gravano sulle imprese europee ma non sono presenti negli Stati Uniti e in Cina, oltre alla necessità di introdurre norme che possano incentivare gli investimenti. Le misure adottate devono essere pragmatiche e ispirate alla realtà delle imprese anziché basate su consigli burocratici. Inoltre, l’Italia deve concentrarsi sulla promozione di politiche efficaci per stimolare gli investimenti produttivi, considerando il limitato impatto finora ottenuto dall’industria 5.0 a causa delle restrizioni imposte dall’Unione Europea.
Equilibri economici globali in evoluzione: sfide e opportunità per l’Italia
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