Il concetto di un esercito europeo autonomo è stato a lungo oggetto di discussione e dibattito all’interno dell’Unione Europea. Tuttavia, i trattati europei attualmente in vigore escludono esplicitamente la possibilità per l’Europa di avere una forza armata unificata. In tal senso, le forze armate europee si configurano più come una somma delle capacità militari dei singoli Stati membri, simile al modello adottato dalla NATO.Nella struttura della NATO, infatti, non esiste un esercito comune della stessa organizzazione, bensì le forze armate dei vari paesi membri che collaborano e interoperano tra loro sotto un comando e controllo centralizzato. Questo approccio consente alle diverse nazioni di coordinare le proprie risorse militari per garantire una difesa collettiva efficace e sinergica.In questo contesto, la prospettiva di una futura difesa europea dovrebbe quindi basarsi sulla cooperazione e l’integrazione delle forze armate nazionali, come quelle italiane, tedesche, francesi, spagnole e di altri Stati membri dell’UE. L’obiettivo sarebbe quello di creare una rete di difesa con capacità interconnesse e complementari, in grado di rispondere in maniera unitaria a minacce comuni.Il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha sottolineato l’importanza di questa visione durante il convegno Strade Sicure alla Camera, evidenziando la necessità per l’Europa di consolidare la propria capacità difensiva attraverso una stretta collaborazione tra le forze armate nazionali. Questo approccio potrebbe consentire all’Europa non solo di affrontare sfide emergenti in ambito sicurezza, ma anche di rafforzare il proprio ruolo nel contesto geopolitico internazionale.
Esercito europeo autonomo: la prospettiva di una difesa integrata e sinergica.
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