La crescita dei fallimenti tra le imprese italiane si rivela una tendenza inesorabile, che non sembra più fermarsi. Dopo anni di stasi e calo, a partire dal biennio 2022-2023 il numero di imprese insolventi in Italia ha cominciato a salire nuovamente, con un incremento del +17,2% tra la fine del 2023 e quella del 2024. A fine 2024 è stato registrato un picco senza precedenti con ben 9.194 casi di fallimenti, contro gli 7.848 della fine dell’anno precedente.La maggiore concentrazione dei fallimenti si registra soprattutto nel Nord-Ovest del Paese, dove la Lombardia è tra le regioni più colpite. La maggior parte delle imprese in crisi sono società di capitali (82%), seguite dalle aziende che operano nei servizi (35%). L’analisi dei dati rivela inoltre un aumento degli insolventi nelle costruzioni (+25,7%) e nell’industria (+21,2%), con metalli (+48,4%) e sistema moda (+41,1%) tra i comparti più colpiti.In controtendenza, stanno invece Largo consumo, chimica e farmaceutica. Tra le imprese interessate da procedure fallimentari, quelle con meno di 5 anni di vita passano dal 2% del totale nel 2022 al 12% nel 2024. Le cause di questo peggioramento sono il forte incremento dei costi energetici e degli oneri sui debiti, a cui si aggiunge il deteriorarsi della congiuntura economica dello scorso anno.L’aumento non riguarda solo le procedure concorsuali fallimentari, ma tutte le modalità aziendali di uscita dal mercato. Tra queste, le liquidazioni volontarie (+12,7%) e i nuovi strumenti di composizione delle crisi d’impresa introdotti nel 2022 dal Codice della crisi d’impresa e d’insolvenza hanno subito un aumento significativo soprattutto tra le società di capitali (+170% dal 2022 al 2023).
Fallimenti aziendali in Italia: l’altra faccia della congiuntura.
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