Durante il processo a carico di quattro membri dei servizi segreti egiziani, è emerso un fatto sconcertante: un colonnello della polizia investigativa del Cairo sarebbe stato in possesso del passaporto di Giulio Regeni prima di effettuare la perquisizione nella casa di uno dei presunti criminali accusati ingiustamente dell’omicidio del giovane ricercatore italiano. Questa rivelazione è stata supportata da un audio che la Procura di Roma ha richiesto di acquisire come prova processuale.Secondo quanto dichiarato dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, l’audio sarebbe stato registrato da un testimone presente durante la perquisizione condotta dalla polizia. I giudici si sono riservati il diritto di valutare questa nuova evidenza che potrebbe gettare ulteriore luce sulla vicenda.Durante l’udienza è stato proiettato un video già noto in Italia, nel quale i parenti dei presunti criminali vengono intervistati. Da queste testimonianze e dalle dichiarazioni del colonnello Onofrio Panebianco del Ros, è emerso che alcuni degli oggetti trovati nell’appartamento non appartenevano a Regeni. Tra questi oggetti vi erano un portafogli, degli occhiali e un auricolare, consegnati agli inquirenti italiani solo anni dopo la tragica morte del giovane studente.Questi nuovi elementi sollevano interrogativi ancora più profondi sulla vicenda e mettono in discussione le versioni ufficiali fornite finora dalle autorità egiziane. La ricerca della verità su cosa sia realmente accaduto a Giulio Regeni continua a essere al centro delle indagini internazionali su questo caso che ha scosso l’opinione pubblica italiana e mondiale.
Fatto sconcertante nel processo ai servizi segreti egiziani: colonnello con passaporto di Regeni. Audio come prova processuale. Nuovi elementi sollevano interrogativi sulla vicenda e mettono in discussione versioni ufficiali.
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