26 settembre 2024 – 00:45
Abdelkader Ben Alaya, muratore di 48 anni, ha commesso un terribile omicidio a Torino, uccidendo la moglie Roua Nabi. La giudice Ersilia Palmieri aveva già ritenuto Ben Alaya pericoloso e aveva disposto i domiciliari con l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico. Tuttavia, quella notte fatale in cui Roua è stata brutalmente assassinata, il dispositivo non ha funzionato come doveva. Una sola coltellata vicino al cuore ha stroncato la vita di Roua davanti ai suoi due figli, lasciando dietro di sé un ennesimo femminicidio che poteva forse essere evitato.Il procuratore Giuseppe Drammis ha ordinato approfonditi accertamenti tecnici per comprendere perché il braccialetto elettronico non abbia suonato in quel momento critico. Le ipotesi sono molteplici: potrebbe esserci stato un problema tecnico, oppure l’indagato potrebbe aver trovato il modo di eludere il dispositivo. C’è persino chi ipotizza che il braccialetto fosse difettoso sin dall’inizio. Se si dimostrasse che lo strumento funzionava correttamente, si aprirebbero nuove linee investigative.Le urla provenienti dall’appartamento in cui viveva la famiglia erano udite da tutti nel quartiere, nonostante Ben Alaya avesse l’obbligo imposto dal giudice di mantenerne le distanze. Ogni segnale veniva trasmesso alla centrale operativa della Questura; tuttavia, quella sera fatale nessun allarme è scattato in tempo per salvare Roua. Due ore dopo le grida disperate della bambina che chiedeva aiuto per sua madre, Roua giaceva senza vita sul pianerottolo dell’edificio, circondata da una pozza di sangue.Nonostante i tentativi del vicino di soccorrerla tamponando la ferita al torace con un asciugamano, Roua è spirata al San Giovanni Bosco. La mancata attivazione del braccialetto elettronico si configura ora come uno dei nodi cruciali di questa tragedia annunciata, sollevando interrogativi sulla sicurezza dei dispositivi e sulla loro efficacia nel prevenire simili tragedie familiari.