Nelle Filippine, il Venerdì Santo si trasforma in un viaggio di penitenza e meditazione per decine di migliaia di fedeli, tra cui alcuni devoti estremisti che scelgono strade più radicali. Questo spettacolo, controverso e disapprovato dalla Chiesa ufficiale, nonostante ciò continua a attrarre un pubblico affascinato da questa forma di autotortura.Tra le fila dei penitenti, alcuni mostrano la propria fede flagellandosi con forza, lasciando il segno del loro sacrificio. Il 64enne Ruben Enaje, che ha partecipato a questo rituale per la 36esima volta nella provincia di Pampanga, si è espresso in modo chiaro e forte dinanzi ai giornalisti presenti sul luogo: “Questa sarà l’ultima volta”.La scelta dei devoti più estremisti di autotorturarsi a sangue non manca di suscitare scalpore e dibattito tra i visitatori. Sebbene alcuni siano colti da emozione e compassione dinanzi alle sofferenze inflitte dai penitenti, altri si domandano se queste pratiche possano davvero portare loro vicino a Dio.Il concetto di estremismo religioso è un tema complesso e spesso controverso. Mentre alcuni sostengono che la fede debba essere espressa con moderazione e rispetto, altri credono che autentici sacrifici siano necessari per raggiungere una più profonda connessione con l’ineffabile divino.La Chiesa cattolica ufficiale ha espresso sempre la propria disapprovazione verso le crocifissioni e i flagelli. Sebbene molti sacerdoti possano avere emozioni miste riguardo a questa pratica, essa rimane uno degli aspetti più significativi della fede cattolica in Asia.Ogni anno, migliaia di persone si recano nei luoghi dove questi eventi avvengono. Le figure dei penitenti che si flagellano o si inchiodano a croce sembrano attrarre la curiosità anche dei turisti.Sebbene Ruben Enaje abbia espresso il suo desiderio di non ripetere più questo atto in futuro, resta da vedere se gli altri partecipanti condivideranno questa stessa decisione.
Filippine: Venerdì Santo tra penitenza e autotortura
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