L’esigenza di transizione energetica impone una revisione radicale del nostro approccio alla produzione di energia, privilegiando fonti rinnovabili.
L’energia solare, in particolare, si configura come una risorsa preziosa e imprescindibile per il futuro sostenibile del nostro pianeta.
Tuttavia, l’implementazione di tali infrastrutture non può avvenire a discapito del nostro patrimonio culturale e ambientale, né in contrapposizione con la tutela del paesaggio.
Il caso specifico che coinvolge la piana pisana solleva un dibattito complesso e urgente.
La proposta di realizzare un impianto agrivoltaico di dimensioni considerevoli, esteso su oltre cento ettari, pone una sfida significativa: conciliare le necessità energetiche con la salvaguardia di un territorio ricco di storia e bellezza.
La collocazione ipotizzata, in prossimità dell’antico acquedotto mediceo, testimonianza ingegneristica di inestimabile valore, amplifica le preoccupazioni legate all’impatto visivo e funzionale dell’intervento.
L’impianto, con la sua architettura definita da pannelli riflettenti e moduli containerizzati, rischia di alterare profondamente l’identità della piana.
La perdita della visuale aperta sui campi coltivati, l’ombra proiettata sui borghi circostanti, la compromissione della linea dell’orizzonte e la schermatura delle maestose Alpi Apuane, rappresentano una perdita irreparabile per la comunità.
Non si tratta semplicemente di una questione estetica, ma di una perdita di un bene comune che contribuisce alla qualità della vita, all’identità culturale e al benessere psicofisico dei cittadini.
La resistenza manifestata dal Comune di San Giuliano Terme, ente territoriale competente, e dalla cittadinanza, è un segnale di allarme che non può essere ignorato.
Questa opposizione, fondata su un profondo senso di appartenenza e di responsabilità verso il territorio, merita rispetto e attenzione.
È imperativo che la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) sia condotta con la massima trasparenza e rigore, coinvolgendo attivamente tutte le parti interessate.
Gli enti regionali e locali hanno la responsabilità di esercitare il loro ruolo di controllo e di garanzia, valutando attentamente tutte le implicazioni ambientali, paesaggistiche, sociali ed economiche del progetto.
Un vuoto preoccupante si riscontra nell’assenza di un intervento proattivo da parte del Governo nazionale.
La Soprintendenza, in particolare, ha un ruolo cruciale da svolgere, avviando immediatamente la procedura per l’imposizione di un vincolo paesaggistico sulla piana sangiulianese, al fine di preservarne l’integrità e la bellezza intrinseca.
È necessario un ripensamento radicale del modello di sviluppo energetico, orientato verso soluzioni innovative e sostenibili, che integrino la produzione di energia rinnovabile con la tutela del paesaggio e la valorizzazione del patrimonio culturale.
L’agrivoltaico, se correttamente progettato e localizzato, può rappresentare un’opportunità di sinergia tra agricoltura ed energia, ma solo a condizione che non comprometta l’identità e la bellezza dei nostri territori.
La sfida è quella di trovare un equilibrio tra progresso tecnologico e salvaguardia del nostro futuro comune.