La mobilitazione a Firenze, innescata dallo sciopero generale per Gaza promosso dai sindacati di base, ha assunto i tratti di una vibrante espressione di solidarietà internazionale e di profonda critica alle politiche belliche in atto.
L’azione, iniziata con il blocco della rotonda di Calenzano, nodo cruciale dell’autostrada A1, ha visto la partecipazione di migliaia di persone, una variegata compagine sociale che spaziava dai giovani palestinesi, in prima linea con la propria identità e il proprio dolore, a rappresentanze sindacali, studenti, docenti universitari, attivisti di associazioni e movimenti sociali, fino a una significativa presenza di cittadini comuni.
L’azione non si è limitata a un semplice rallentamento del traffico; il blocco autostradale, con le sue inevitabili ripercussioni sulla viabilità, è stato un atto simbolico, un tentativo di interrompere, almeno temporaneamente, il flusso della normalità, per dare voce a un grido di protesta.
L’imponente bandiera palestinese, innalzata sulla “Ruota del Tempo” di Dani Karavan, l’opera artistica che domina la rotonda, ha configurato un’immagine potente, un accostamento inaspettato tra arte, memoria e impegno politico.
La “Ruota del Tempo”, concepita come metafora del fluire inesorabile del tempo e della necessità di riflettere sul passato, è stata utilizzata come palcoscenico per un messaggio urgente: il tempo per l’inazione è finito.
Il corteo, diretto verso Campi Bisenzio e Capalle, ha puntato a raggiungere non solo luoghi simbolici, ma anche sedi di aziende, come Leonardo, leader nella produzione di sistemi d’arma, e l’ex GKN, un tempo centro di produzione industriale, ora in trasformazione.
Questo gesto mirava a contestare il ruolo delle aziende italiane nel complesso apparato militare che alimenta il conflitto, evidenziando le implicazioni economiche e politiche della guerra.
La mobilitazione, tuttavia, non si è esaurita con il corteo.
Dario Furnari, esponente della USB, ha annunciato una serie di iniziative successive, tra cui una “passeggiata rumorosa” all’università e un’assemblea studentesca, finalizzate a sensibilizzare le nuove generazioni e a promuovere un dibattito critico sulle cause e le conseguenze del conflitto.
L’impegno futuro si è concretizzato anche con l’annuncio di un nuovo blocco del porto di Livorno, in risposta all’arrivo di una nave statunitense sospettata di trasportare armi destinate a Israele, un atto che rientra in una strategia di disobbedienza civile volta a ostacolare il commercio di armi.
Infine, l’intervento di Furnari ha espresso una critica esplicita nei confronti della CGIL, accusata di aver organizzato uno sciopero generale inefficace, incapace di mobilitare un sostegno popolare significativo.
Questo episodio riflette una tensione all’interno del panorama sindacale italiano, con i sindacati di base che adottano tattiche più radicali e dirette per esprimere la propria opposizione alle politiche governative e alle guerre.
La manifestazione fiorentina, dunque, si configura non solo come un atto di protesta, ma anche come un momento di riaffermazione identitaria e di confronto politico all’interno del movimento sindacale.





