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Folgore, giustizia dopo 20 anni: condanne definitive per la morte di Scieri.

La giustizia, dopo un percorso ventennale costellato di ombre e silenzi, ha finalmente sigillato il destino dei due ex caporali della Folgore, Alessandro Panella e Luigi Zabara, condannati rispettivamente a 22 e 9 anni e 9 mesi di reclusione per il ruolo avuto nel decesso di Emanuele Scieri, giovane paracadutista originario di Siracusa.
La sentenza definitiva, emessa dalla Suprema Corte di Cassazione, pone fine a un’odissea giudiziaria che ha lacerato una famiglia e scosso il tessuto della comunità militare, rappresentando un capitolo doloroso nella storia del corpo paracadutisti.

La pronuncia della Corte non è solo una vittoria legale, ma un atto di riconoscimento del dolore e della sofferenza patiti dai familiari di Scieri, in particolare dalla madre e dal fratello Francesco, testimoni di una vicenda avvolta per troppo tempo nel sospetto e nell’opacità.
Le parole dell’avvocato Ivan Balbo, che ha accompagnato la famiglia nel lungo e travagliato percorso, sottolineano l’importanza di questa conclusione, definita come “atto di riconoscimento” e “fine di una pagina tristissima”.
La vicenda, inizialmente archiviata senza indagati, è riemersa grazie all’insistenza della commissione parlamentare d’inchiesta e alle successive indagini, che hanno permesso di ricostruire un quadro inquietante.

Emanuele Scieri, secondo le ricostruzioni della Procura di Pisa, fu vittima di un rituale brutale di nonnismo, una forma di violenza gerarchica e di iniziazione tipica di ambienti militari, che lo costrinse a compiere un’azione pericolosa: l’arrampicata su una torre di asciugatura paracadute.
La dinamica degli eventi, come delineata dagli inquirenti, rivela un disegno premeditato e una spietata esecuzione.

Scieri, spinto a salire la struttura in una zona isolata della caserma, sarebbe stato ripetutamente colpito durante la salita, provocandogli la perdita di presa e una caduta rovinosa che gli causò gravi lesioni.
Abbandonato a terra in condizioni critiche, il suo corpo fu scoperto solo tre giorni dopo, privo di vita, un ritardo che testimonia la premeditazione e la volontà di occultare l’accaduto.

Parallelamente al processo nei confronti di Panella e Zabara, si è concluso con assoluzione Andrea Antico, che aveva optato per il rito abbreviato.

La decisione, che ha suscitato sconcerto e amarezza, evidenzia le complessità del caso e le difficoltà nell’accertare con certezza i ruoli e le responsabilità di tutti gli individui coinvolti.
La vicenda Scieri non si limita a un singolo episodio di violenza, ma solleva interrogativi più ampi sulla cultura del nonnismo all’interno delle forze armate, sulla necessità di garantire la trasparenza e la responsabilità all’interno delle istituzioni militari, e sulla vulnerabilità dei giovani soldati di leva, spesso vittime di dinamiche gerarchiche e abusi di potere.
La sentenza definitiva rappresenta un passo avanti verso la ricerca della verità e della giustizia, ma lascia ancora aperte alcune ferite e la necessità di un profondo ripensamento dei valori e dei principi che devono guidare la vita militare.

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