Se il mondo si desse la mano: arte e inclusione a Firenze

Domenica 12 ottobre, il teatro Puccini di Firenze si trasformerà in un crocevia di espressioni artistiche, un caleidoscopio di talenti in cui la disabilità non è barriera, ma punto di partenza per una narrazione corale e potente.

“Se il mondo si desse la mano”, alla sua terza edizione, non è semplicemente uno spettacolo, ma un atto di resilienza e di profonda umanità.

Quaranta persone, custodi di storie spesso silenziate, insieme a educatori, operatori, familiari e volontari, si fonderanno sul palco in un’esperienza condivisa.

Non ci saranno ruoli predefiniti, ma una sinergia di voci, gesti e melodie che raccontano di sogni, aspirazioni e della ricerca di un posto nel mondo.

Tra un’interpretazione di Raffaella Carrà e una rivisitazione di “Imagine” di John Lennon, si alterneranno sketch comici, improvvisazioni teatrali e performance musicali, uniti da un filo conduttore di autenticità e gioia di vivere.

L’iniziativa, frutto della collaborazione tra il Consorzio Zenit e la Compagnia delle Arti di Romena, e ideata da Stefania Barbieri Benvenuti, nasce da un profondo desiderio: offrire una vetrina di visibilità a coloro che spesso l’affrontano con maggiore difficoltà.

Il progetto si radica nel centro diurno “La Tenda” di via del Guarlone, e si estende a tutte le strutture del Consorzio Zenit che accolgono persone con disabilità e giovani fragili, intrecciando il racconto individuale con quello collettivo.
L’esperienza teatrale, all’interno di un percorso che include attività occupazionali e laboratori creativi, si rivela un potente catalizzatore per lo sviluppo personale.
Il palcoscenico non è solo luogo di rappresentazione, ma specchio di emozioni, motore di abilità comunicative e motorie, e fucina di autostima.
Ogni gesto, ogni nota, ogni parola contribuiscono a rafforzare il senso di appartenenza, a costruire ponti di empatia tra il pubblico e gli artisti.

“Se il mondo si desse la mano” si configura come un invito all’inclusione, un imperativo morale che spinge a superare pregiudizi e barriere mentali.

È una dichiarazione d’amore verso la diversità, un atto di coraggio che dimostra come, attraverso l’arte, sia possibile abbattere le mura dell’esclusione e costruire una comunità più giusta, accogliente e ricca di significato.
Lo spettacolo non è solo un momento di intrattenimento, ma un’occasione per riflettere, per emozionarsi, per riscoprire il potere trasformativo dell’arte e dell’umanità condivisa.

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