venerdì 15 Agosto 2025
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Genova

Barbiere arrestato a Castiglione Chiavarese: una disputa immobiliare finisce in aggressione.

Il dramma che ha scosso Castiglione Chiavarese, nel genovese, si è concluso con la concessione degli arresti domiciliari a Giuseppe Vadalà, il barbiere cinquantatreenne accusato di aver ferito gravemente Matteo Bo, imprenditore edile di 52 anni, in un episodio di violenza che ha radici profonde in una disputa territoriale.

L’aggressione, consumatasi a Monte Pu, località del comune ligure, rappresenta l’apice di una escalation di tensioni latenti tra i due vicini, che affondano le loro origini in una complessa vicenda immobiliare.

La querelle, che ha visto il figlio di Vadalà acquisire da Bo terreni e immobili destinati all’allevamento bovino, si è manifestata attraverso una serie di contrasti crescenti, culminati nell’uso di un’arma da fuoco.
L’accusa di tentato omicidio e porto abusivo di arma, specificatamente una pistola calibro 38, grava ora sulle spalle di Vadalà, il quale, attraverso il proprio legale Angelo Paone, aveva precedentemente presentato una richiesta di misure alternative, come il soggiorno obbligato con braccialetto elettronico.

La scelta del giudice si è orientata verso gli arresti domiciliari, in attesa di una sistemazione provvisoria.
L’emergenza abitativa, conseguente alla detenzione, ha visto l’intervento della suocera di Vadalà come soluzione temporanea.
In attesa che l’opera diocesana del Villaggio del Ragazzo di San Salvatore di Cogorno possa fornire un alloggio più strutturato, l’indagato rimarrà sotto stretta sorveglianza domiciliare.
Parallelamente, Matteo Bo, l’imprenditore edile vittima dell’aggressione, sta affrontando un lungo percorso di riabilitazione.
Dopo mesi di degenza ospedaliera, è tornato nella sua abitazione a Sestri Levante, dove continua a convivere con le conseguenze fisiche e psicologiche dei proiettili ricevuti, un pesante fardello che testimonia la gravità dell’atto violento e la sua profonda impronta sulla vita della comunità locale.

L’evento solleva interrogativi sulla gestione delle controversie territoriali e sulla necessità di canali di dialogo alternativi alla forza, sottolineando l’importanza di prevenire l’esasperazione dei rapporti di vicinato e di promuovere una cultura della convivenza pacifica.

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