L’affaire Sergio Gambino, ex assessore coinvolto in un’indagine per corruzione e violazione del segreto d’ufficio che ha investito la sindaca Silvia Salis, trascende la mera questione di un episodio isolato. Rappresenta, più profondamente, una sintomatica manifestazione di dinamiche sistematiche che affliggono la sfera politica e civile. L’assenza di una presa di posizione netta da parte del Presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, come sottolinea l’ex Ministro del Lavoro Andrea Orlando, evidenzia una preoccupante acquiescenza a pratiche discutibili e un’inaccettabile dilazione di responsabilità.Il silenzio, in questo contesto, non è un vuoto innocuo, ma un’ambigua forma di complicità, un’eco di quella strategia di “non commento” già osservata nel caso Toti. La peculiarità dell’attuale vicenda risiede nel fatto che i comportamenti contestati a Gambino si sono verificati durante il mandato di Bucci come sindaco di Genova, configurando una chiara responsabilità politica e giuridica del Presidente regionale nei confronti delle azioni del suo ex assessore. Si tratta, in sostanza, di una forma di gestione del potere che elude il controllo e la trasparenza, erodendo la fiducia dei cittadini.Questa prassi, purtroppo, si è radicata nel dibattito pubblico, soprattutto sui social media, dove il confronto costruttivo è sostituito da tattiche di delegittimazione dell’avversario. L’operazione non consiste più nel confutare le proposte, ma nell’attaccare la persona, un fenomeno che Andrea Orlando definisce una “malattia democratica”. La discussione si sposta così dal merito delle questioni, ovvero dagli aspetti che dovrebbero interessare primariamente i cittadini, alla sfera della reputazione e dell’immagine, distorcendo profondamente il processo decisionale e alimentando una cultura dell’odio e della diffidenza.Il caso Salis, in particolare, dovrebbe suscitare un’indignazione diffusa e un profondo ripensamento delle modalità di conduzione della vita politica. Durante la precedente campagna elettorale, l’attenzione era stata ripetutamente focalizzata sull’abbassamento del livello del dibattito, con accuse rivolte a chi, come Orlando, sollevava la questione dell’eccessiva aggressività e della mancanza di rispetto. L’evidenza, ora, suggerisce che la critica non era infondata: le forze politiche conservatrici, infatti, sembravano preferire l’attacco personale alla presentazione di proposte concrete e al confronto sulle priorità per il bene comune. La vicenda Gambino-Salis rappresenta una sfida cruciale per la democrazia italiana, esortando a un rinnovato impegno per la trasparenza, la responsabilità e un dibattito politico basato sul merito e sul rispetto reciproco.
Caso Gambino: omertà politica e crisi di fiducia nella Liguria
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