La serata genovese del 6 settembre ha visto convergere due anime profondamente contrastanti, innescando una complessa dinamica di proteste e rivendicazioni attorno al futuro dell’area ex Ilva di Cornigliano.
La proposta del Ministro Adolfo Urso, volta a rilanciare l’acciaieria con l’installazione di un forno elettrico, ha acceso un dibattito acceso che si è materializzato in una manifestazione partecipata, segnata da momenti di tensione palpabile.
Da un lato, la presenza dei comitati locali, unitariamente organizzati, ha espresso un rifiuto categorico al progetto governativo.
La folla, stimata in circa mille persone, ha avanzato slogan mirati a denunciare i rischi ambientali e sanitari connessi alla riattivazione dell’acciaieria.
Un gesto simbolico e provocatorio, sotto forma di striscione, ha raffigurato la sindaca Silvia Salis in una scena caricaturale, con l’intento di evidenziare, secondo i manifestanti, una presunta distrazione o mancanza di attenzione verso la salute dei cittadini, presentati come bambini esposti a inquinanti.
L’immagine, pur controversa, mirava a sintetizzare le preoccupazioni relative all’impatto ambientale del progetto.
Parallelamente, la mobilitazione dei lavoratori dell’acciaieria, supportati dalla Fiom, ha portato in piazza una richiesta urgente: la salvaguardia dell’occupazione.
Lo sbracciamento di striscioni con la parola “lavoro” ha incarnato un’istanza di sopravvivenza economica e sociale per una comunità profondamente legata all’area industriale.
L’appello, forte e diretto, sottolineava la necessità di una soluzione che concili la tutela dell’ambiente con la difesa dei posti di lavoro, evitando scelte drastiche che potrebbero avere ripercussioni devastanti sulle famiglie e sul tessuto sociale del territorio.
La compresenza delle due fazioni, con le loro rispettive rivendicazioni, ha generato un clima di tensione che ha sfiorato lo scontro.
La divergenza di prospettive – da un lato la difesa dell’ambiente e la salute pubblica, dall’altro la priorità dell’occupazione – ha reso evidente la complessità della questione, al di là di una semplificazione binaria.
Il futuro di Cornigliano, dunque, si proietta come un nodo cruciale, che richiede un confronto costruttivo e un dialogo aperto tra le istituzioni, le parti sociali e la comunità, al fine di trovare una soluzione sostenibile che tenga conto di tutte le esigenze e le preoccupazioni in gioco.
La manifestazione del 6 settembre ha rappresentato un tassello significativo di questo percorso, che ancora presenta molte incognite e sfide da affrontare.