L’allarme scuote il sistema penitenziario ligure: due detenute, ospiti del carcere femminile di Genova Pontedecimo, sono risultate scomparse dopo un permesso di lavoro esterno, un’assenza che si protrae da cinque giorni e che solleva interrogativi profondi sulla sicurezza e l’efficacia del sistema. Le donne, coinvolte in reati patrimoniali e con residenze penali programmate rispettivamente nel 2028 e nel 2031, hanno sfruttato un’opportunità di accesso al mondo esterno che si è rivelata una grave violazione del protocollo di sicurezza.L’episodio non è un evento isolato, ma si inserisce in un quadro più ampio di criticità che affliggono il sistema penitenziario italiano. La fuga, per quanto pianificata e attuata con una certa perizia, espone le debolezze strutturali di un modello che fatica a bilanciare il percorso di reinserimento sociale dei detenuti con la necessità di garantire la sicurezza pubblica. Il segretario regionale dell’Osapp, Rocco Roberto Meli, ha espresso la sua preoccupazione, sottolineando come, nonostante l’impegno quotidiano e spesso silenzioso del personale della polizia penitenziaria, le falle nella gestione dei benefici penali siano diventate evidenti.Queste falle non sono semplicemente errori procedurali, ma riflettono spesso un sistema sotto pressione. Il personale è gravato da un carico di lavoro eccessivo, risorse umane ed economiche limitate e una crescente complessità dei profili criminali da gestire. L’assenza di un adeguato supporto, sia in termini di formazione specializzata per il personale, sia in termini di controlli più stringenti e tecnologie avanzate per la sorveglianza, crea una situazione di vulnerabilità che i detenuti, spesso abili manipolatori, sanno sfruttare.La questione solleva anche un dibattito più ampio sulla filosofia del sistema penitenziario stesso. È giusto concedere benefici penali a persone che hanno commesso reati, anche se di natura patrimoniale? Quali sono i criteri da applicare per valutare l’affidabilità di un detenuto? E, soprattutto, come garantire che i benefici penali siano un’opportunità di redenzione e non un rischio per la collettività? L’evasione di Genova Pontedecimo non è solo un fallimento amministrativo, ma un campanello d’allarme che richiede un’analisi approfondita del sistema penitenziario e un ripensamento delle politiche di reinserimento sociale, con un focus maggiore sulla sicurezza, sulla formazione del personale e sull’adozione di strumenti di controllo più efficaci, in grado di bilanciare le esigenze di riabilitazione dei detenuti con la salvaguardia della sicurezza dei cittadini. La ricerca di soluzioni concrete non può più essere rimandata.
Fuga dal carcere: allarme sicurezza nel sistema penitenziario ligure
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