La mobilitazione nazionale per Gaza, promossa dalla CGIL, ha visto oggi a Genova una forte adesione, traducendosi in un’astensione dal lavoro di otto ore e un corteo che ha attraversato il tessuto urbano.
Il corteo, generato dai giardini Melis di Cornigliano, ha visto in testa lo striscione della Camera del Lavoro di Genova, seguito da quello della FIOM, che esprimeva un messaggio di solidarietà e di unità tra lavoratori israeliani e palestinesi, in opposizione alle dinamiche imperialistiche che alimentano il conflitto.
Questa iniziativa non è stata un evento isolato, bensì parte di una mobilitazione nazionale coordinata a livello nazionale.
Come ha sottolineato Igor Magni, segretario della Camera del Lavoro di Genova, la CGIL ha deciso di attivare una risposta unitaria su tutto il territorio nazionale, coinvolgendo ogni piazza, provincia e regione, adottando forme di protesta diversificate.
La decisione di uno sciopero generale a Genova non è stata presa a caso, ma come risposta a una potenziale azione contro la missione della Flotilla, un segnale di allarme che si è concretizzato con l’escalation del conflitto.
Magni ha esplicitato l’urgenza che ha motivato questa azione: la gravità degli eventi recenti, caratterizzati da perdite di vite umane e da una crescente disperazione tra la popolazione civile palestinese.
L’attesa, secondo Magni, non era un’opzione praticabile.
L’impegno etico, la responsabilità sociale, imponevano un intervento immediato, un atto di voce e di presenza per denunciare le conseguenze devastanti dell’escalation militare.
Lo sciopero generale, con l’esclusione dei settori essenziali legati al numero unico di emergenza 112, rappresenta un atto di contestazione, una presa di posizione chiara e inequivocabile.
L’annuncio di un ulteriore sciopero lunedì prossimo sottolinea l’intenzione di prolungare la mobilitazione nel tempo, consapevoli della precarietà della situazione.
La drammatica realtà di Gaza City, con le famiglie costrette a fuggire, l’incertezza del futuro e le perdite umane che si susseguono, impone una risposta continua e determinata.
L’obiettivo è quello di esercitare pressione, sollecitare un’azione diplomatica efficace e promuovere una soluzione pacifica e duratura, che garantisca la sicurezza e la dignità di tutti i popoli coinvolti.
La mobilitazione non è solo un atto di protesta, ma anche un appello alla coscienza civile e alla solidarietà internazionale.