L’inchiesta che ha scosso la Liguria, culminata con l’arresto preventivo dell’ex Presidente della Regione Giovanni Toti nel maggio 2024, continua a svelare una rete intricata di presunti illeciti che coinvolge figure di spicco nel tessuto politico ed economico genovese.
In un’evoluzione significativa, i gemelli Maurizio e Arturo Testa, insieme al Segretario Generale dell’Autorità Portuale di Genova, Paolo Piacenza, hanno formalmente richiesto di poter essere interrogati dalla Procura, segnando una svolta in un procedimento giudiziario dalle molteplici implicazioni.
La richiesta di interrogatorio, giunta a venti giorni dalla chiusura delle indagini preliminari, apre una nuova fase del cosiddetto “filone bis” dell’inchiesta, che aveva già portato alla luce presunte pratiche corruttive legate all’assegnazione di incarichi e vantaggi in cambio di sostegno elettorale.
Oltre ai Testa, l’attenzione dei magistrati Federico Manotti e Luca Monteverde, titolari dell’indagine, è rivolta a figure chiave come Matteo Cozzani, ex braccio destro di Toti e capo di gabinetto, Stefano Anzalone, ex consigliere regionale, e Umberto Lo Grasso, già consigliere comunale.
Le accuse che pendono sui Testa ruotano attorno a un presunto accordo di “corruzione elettorale” orchestrato a favore delle liste sostenute da Toti all’interno della comunità riesina.
Secondo l’accusa, i fratelli avrebbero mobilitato voti in cambio di opportunità lavorative, un patto che sarebbe stato documentato in comunicazioni intercettate dalla Guardia di Finanza.
Le chat analizzate rivelano non solo i dettagli di questo presunto accordo, con aggiornamenti in tempo reale sui risultati elettorali, ma anche un’escalation di minacce rivolte a Cozzani, a seguito della mancata ottemperanza agli accordi patti con i riesini.
La veemenza delle espressioni utilizzate, come testimoniato dalle parole di Maurizio Testa rivolte all’ex capo di gabinetto, sottolinea la tensione e la fragilità di un sistema basato su compromessi illeciti.
Parallelamente, a Paolo Piacenza viene contestato un presunto reticenza nel denunciare l’occupazione abusiva di aree portuali ad opera dell’imprenditore Aldo Spinelli, e il conseguente riempimento illegale di tali aree.
Questa componente dell’indagine amplia il ventaglio delle accuse, evidenziando una presunta connivenza tra esponenti politici e operatori economici, volta a favorire interessi privati a scapito della legalità.
La patteggiamento della pena a Giovanni Toti, con la conversione in lavori di pubblica utilità, rappresenta un punto fermo in questo complesso scenario, ma non preclude ulteriori sviluppi e rivelazioni.
Le richieste di interrogatorio dei soggetti coinvolti, inclusi i gemelli Testa e Paolo Piacenza, promettono di portare alla luce nuove dinamiche e di gettare ulteriore luce su un caso che ha profondamente scosso la politica ligure e sollevato interrogativi cruciali sulla trasparenza e l’integrità del sistema istituzionale.
L’inchiesta, pertanto, si configura come un processo di ricostruzione della verità, volto a ripristinare la fiducia dei cittadini e a garantire il rispetto dello stato di diritto.