Un episodio di estrema violenza ha scosso il carcere di Marassi, a Genova, mettendo in luce le criticità intrinseche al sistema penitenziario italiano e sollevando interrogativi urgenti sulla sicurezza del personale e sulla gestione dei detenuti ad alto rischio.
Otto agenti della polizia penitenziaria hanno subito aggressioni e ferite da parte di un detenuto imputato per reati di violenza sessuale, con una prognosi complessiva che si estende a novantadue giorni.
Secondo quanto denunciato dal segretario regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria, Fabio Pagani, l’escalation della situazione ha visto inizialmente il detenuto barricarsi nella propria cella, comportamento che prelude spesso a momenti di crisi e potenziale pericolo.
Successivamente, in un tentativo di ostacolare l’intervento delle forze dell’ordine ed evitare un intervento che avrebbe potuto limitare la sua libertà d’azione, il detenuto ha tentato di appiccare un incendio.
L’intervento della polizia penitenziaria, volto a prevenire una potenziale catastrofe, ha portato alla scoperta di una cella in condizioni deplorevoli, immersa nell’oscurità e disseminata di detriti.
In quel contesto, l’aggressore si è rivelato armato di oggetti contundenti improvvisati, tra cui lamette e frammenti di un tavolo, scatenando un violento scontro che ha provocato un “bollettino di guerra”, come descritto dal sindacalista, con otto agenti feriti.
L’episodio, purtroppo, non è un evento isolato.
Il personale di polizia penitenziaria, quotidianamente esposto a situazioni di elevata tensione, è spesso chiamato a intervenire per salvaguardare sia la sicurezza degli altri detenuti che la propria.
Questo episodio, ancora una volta, evidenzia il prezzo che viene pagato in termini di lesioni fisiche e psicologiche per coloro che operano all’interno delle strutture carcerarie.
Il segretario della Uilpa Polizia Penitenziaria ha espresso il suo pensiero di vicinanza e supporto al personale del carcere di Marassi, augurando loro una pronta guarigione.
Allo stesso tempo, ha lanciato un appello pressante al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) e al ministero della Giustizia, sollecitando una revisione urgente e profonda del modello custodiale vigente.
Questa revisione dovrebbe mirare a migliorare la sicurezza, a ridurre la possibilità di escalation di violenza e a garantire un ambiente più sicuro sia per i detenuti che per il personale.
Oltre alla revisione del modello custodiale, il sindacalista chiede che il Dap e il Ministero si costituiscano parte civile nei procedimenti penali a carico dei detenuti che, come in questo caso, abbiano commesso aggressioni e causato lesioni permanenti agli operatori penitenziari, determinando anche danni economici all’erario.
Tale iniziativa si configurerebbe come un segnale di riconoscimento del valore del personale penitenziario e come un deterrente contro futuri atti di violenza, contribuendo a ristabilire un clima di rispetto e sicurezza all’interno delle carceri italiane.
L’episodio pone l’urgenza di una riflessione più ampia sul ruolo del carcere, che dovrebbe mirare non solo alla punizione, ma anche alla riabilitazione e al reinserimento sociale dei detenuti, promuovendo al contempo la sicurezza e il benessere di tutti coloro che vi operano.