domenica 28 Settembre 2025
21.2 C
Genova

Seafuture: CGIL Spezia chiede etica e diritti, non complicità.

La richiesta della CGIL della Spezia si pone come un sollevare di coscienza, un atto di responsabilità civica rivolto alle istituzioni liguri e locali, in merito alla presenza di delegazioni militari provenienti da nazioni con bilanci pesantemente sbilanciati tra sviluppo e repressione alla fiera internazionale Seafuture.
La posizione espressa dal segretario generale Luca Comiti non è una mera protesta, ma un appello a definire confini etici e politici, a discernere con rigore la legittima collaborazione tecnologica e commerciale da una potenziale complicità con regimi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale.
La fiera Seafuture, piattaforma di riferimento per la cosiddetta “blue economy”, si configura come un evento di portata globale, che connette circa novanta nazioni in un dialogo incentrato sulle tecnologie marine.
Tuttavia, questa occasione di scambio e innovazione non può essere svuotata del suo significato morale.

La CGIL spezzina denuncia il rischio di trasformare La Spezia, città con una storia e un’identità profondamente legate al mare, in una vetrina per politiche oppressive e pratiche belliche che mietono vittime civili.

Il dibattito che si apre non riguarda solo la partecipazione a una fiera, ma interroga il ruolo dell’Italia e delle sue città portuali in un contesto geopolitico sempre più complesso e conflittuale.

Promuovere la sostenibilità, la ricerca e l’innovazione civile nel settore marittimo non deve essere un obiettivo secondario, ma la priorità assoluta.
La blue economy, per sua natura, possiede un potenziale enorme per lo sviluppo economico e sociale, ma solo se orientata verso la tutela dell’ambiente, la creazione di opportunità e la garanzia dei diritti fondamentali.

La CGIL della Spezia invita quindi Regione Liguria, Comune e Provincia a un esercizio di profonda riflessione, sollecitando un’azione concreta per garantire che eventi come Seafuture non diventino strumenti di legittimazione di regimi autoritari e di politiche militari che minano la pace e la sicurezza internazionale.

È necessario un approccio proattivo, che preveda la verifica preventiva della provenienza delle delegazioni partecipanti, la promozione di un dialogo costruttivo con i Paesi impegnati nel rispetto dei diritti umani e l’impegno a favorire collaborazioni esclusivamente orientate al progresso civile e alla salvaguardia del bene comune.

La responsabilità di una comunità portuale non può essere dissociata dalla responsabilità globale di contribuire a un mondo più giusto e pacifico.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -