La recente sentenza del giudice di pace di Genova, che ha annullato una sanzione comminata a un esercente tabaccheresco, apre un dibattito complesso e significativo sul ruolo e le condizioni economiche dei rivenditori di tabacco nell’era digitale.
 La vicenda, apparentemente marginale – il rifiuto di accettare un pagamento con POS per un pacchetto di sigarette – si rivela un caso emblematico di un conflitto più ampio tra obblighi normativi, libertà imprenditoriale e dinamiche di mercato.
Il fulcro della decisione risiede nell’affermazione che imporre l’obbligo di accettare pagamenti elettronici ai tabaccai significherebbe sottoporli a una forma di duplice monopolio, una condizione che mina la loro autonomia e la sostenibilità economica dell’attività.
 Questo duplice vincolo deriva dalla duplice natura dei costi che gravano sull’esercente: da un lato, i prezzi dei prodotti del tabacco sono rigidamente fissati dal Monopolio di Stato, lasciando al tabaccaio margini di manovra limitatissimi; dall’altro, l’introduzione obbligatoria del POS esporrebbe l’esercente a commissioni bancarie e a tariffe imposte dai circuiti di pagamento elettronico, senza possibilità di negoziazione o di traslazione di tali costi sul consumatore.
La sentenza evidenzia come l’assenza di meccanismi di controllo o di calmierazione delle commissioni applicate dai gestori dei circuiti di pagamento – spesso soggette a fluttuazioni e a pratiche potenzialmente vessatorie – creerebbe una situazione di squilibrio contrattuale inaccettabile.
 Il tabaccaio, costretto ad accettare i pagamenti elettronici, si troverebbe esposto a un drenaggio costante dei suoi ricavi, compromettendo la redditività della sua attività e, in ultima analisi, la sua stessa sopravvivenza.
 L’imposizione di questa dinamica contraria non solo violerebbe il principio costituzionale della libertà di iniziativa economica sancito dall’articolo 41, ma creerebbe un ambiente di mercato distorto, penalizzando le piccole imprese e favorendo, di fatto, i grandi operatori del settore finanziario.
  La vicenda, maturata nell’ottobre 2023 e culminata con una multa di 35,50 euro, sottolinea una problematica più ampia: la necessità di un ripensamento delle politiche economiche che impattano sulle piccole attività commerciali, tenendo conto della loro specificità e delle loro difficoltà.
 L’obbligo di accettare pagamenti elettronici, pur perseguendo obiettivi di modernizzazione e inclusione finanziaria, non può essere imposto indiscriminatamente, senza considerare le conseguenze negative che può avere sui soggetti più vulnerabili del tessuto economico.
  È auspicabile, pertanto, un confronto costruttivo tra le parti interessate, con l’obiettivo di trovare soluzioni equilibrate che garantiscano sia la tutela dei consumatori sia la sostenibilità delle attività commerciali locali.
 La questione sollevata dalla sentenza di Genova impone una riflessione più ampia sul delicato equilibrio tra regolamentazione, libertà di impresa e dinamiche del mercato digitale.



 
                                    


