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giovedì 20 Novembre 2025

Tassista genovese, indagine oscura: spaccio, messaggi e sfruttamento.

Nel cuore di Genova, un tassista di 46 anni si ritrova al centro di un’indagine complessa che svela un lato oscuro della città.
Le sue prime impressioni, inizialmente sfocate tra l’ipotesi di un commercio di prodotti senegalesi e il sospetto di attività illecite, si sono cristallizzate in un’ammissione spontanea che ha portato la Procura a richiedere la sua arrestazione.
L’uomo, assistito dal suo legale, ha optato per un’apertura dichiarativa, evitando l’interrogatorio formale dinanzi alla giudice Nicoletta Guerrero, in attesa della sua decisione sull’applicazione della misura cautelare.
Le sue scelte lavorative, dettate dalla necessità di assistere i genitori anziani affetti da patologie, lo hanno esposto a un contesto criminale ben più ampio di quanto inizialmente immaginato.
L’indagine, condotta con meticolosità dalla polizia locale sotto la direzione delle Pubblic Prosecutor Monica Abbatecola e Francesca Rombolà, ha portato alla luce una rete di spaccio di cocaina e crack, agendo soprattutto nelle ore notturne e in diverse aree geografiche, non solo all’interno del territorio genovese.

L’elemento chiave della scoperta risiede in una corposa corrispondenza, quasi quattro mila messaggi scambiati tra il tassista e uno degli spacciatori, risalente a un periodo compreso tra l’inizio del 2022 e la fine del 2023.
Questi messaggi, veri e propri frammenti di un’attività illecita organizzata, costituiscono una prova significativa del coinvolgimento dell’uomo, seppur con un ruolo apparentemente marginale, nel meccanismo dello spaccio.
Le indagini hanno quantificato il prezzo medio di una dose di crack tra i 15 e i 20 euro, rivelando al contempo una dinamica particolarmente inquietante: la vulnerabilità delle donne, spesso prive di risorse economiche, veniva sfruttata in modi aberranti.

Alcune venivano utilizzate come “cavie” per testare le nuove forniture di droga, esponendosi a rischi per la salute senza alcuna contropartita, mentre altre erano costrette a saldare il debito con prestazioni sessuali, un baratto disumano che esacerba la gravità delle accuse.
Questo caso solleva interrogativi profondi sulla resilienza delle comunità, sulla capacità di infiltrazione della criminalità organizzata in contesti apparentemente ordinari e sulla necessità di un approccio investigativo che non solo smascheri i responsabili diretti, ma che individui anche i fattori di vulnerabilità e le dinamiche sociali che favoriscono la proliferazione di attività illecite.

L’indagine si prefigge ora di ricostruire con precisione il ruolo del tassista all’interno della rete criminale, delineando le responsabilità di tutti i soggetti coinvolti e cercando di comprendere come un uomo, mosso dalla necessità di curare i propri cari, si sia trovato invischiato in una spirale di illegalità che ha portato alla luce un lato oscuro della città di Genova.

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