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Tempio Pausania: Difesa Attacca Credibilità Vittima nel Processo Grillo

Nell’aula del Tribunale di Tempio Pausania, a conclusione di un lungo e travagliato iter giudiziario durato tre anni e mezzo, gli avvocati difensori hanno presentato le repliche finali nel processo per presunto stupro di gruppo, focalizzando l’attenzione sulla presunta inattendibilità della persona offesa e richiedendo, di fatto, l’assoluzione dei loro assistiti: Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, assenti all’udienza.

La linea difensiva, condivisa tra i vari legali, si concentra sull’analisi critica del racconto della vittima, evidenziandone incongruenze e contraddizioni che, a loro avviso, ne minano la credibilità e mettono in dubbio la sussistenza del reato.

L’avvocato Alessandro Vaccaro, difensore di Lauria, ha argomentato che la persona offesa ha negato interazioni con i ragazzi sia all’interno della discoteca che in un ambiente privato connesso alla villa, e ha fatto riferimento alla testimonianza di Alex Cerato, che avrebbe descritto un’interazione affettuosa tra la ragazza e Grillo, suggerendo un contesto relazionale differente da quello denunciato.
La difesa non si limita a contestare i fatti, ma si spinge ad interrogare il contesto psicosociale della vittima, ipotizzando pressioni morali che avrebbero potuto influenzare il suo comportamento e la sua successiva testimonianza.
L’avvocata Antonella Cuccureddu, coadiuvata da Gennaro Velle per Corsiglia, ha sollevato dubbi sull’omissione di elementi cruciali nel racconto originale alla forza di polizia, come l’episodio del bacio in discoteca e i comportamenti affettuosi con Corsiglia.

Il contrasto tra la versione della ragazza e le coerenze interne alle testimonianze dei ragazzi, sottolineato da Cuccureddu, rafforza, a loro dire, il quadro di un racconto manipolato o distorto.
L’avvocato Mariano Mameli, difensore di Capitta, ha ripercorso i momenti chiave della notte in questione e le ore successive, criticando implicitamente le argomentazioni sostenute dall’accusa e mettendo in discussione la solidità delle prove presentate.

La ricostruzione del processo, secondo la difesa, rivela una fragilità negli assunti del Pubblico Ministero, suggerendo una conduzione delle indagini non del tutto accurata.

L’aula, teatro di un processo complesso e doloroso, è stata segnata da battibecchi e momenti di tensione, che il presidente del collegio, Marco Contu, ha cercato di stemperare.

La richiesta di assoluzione, frutto di un’attenta disamina delle prove e delle testimonianze, si fonda sulla convinzione che la condanna, in assenza di una certezza assoluta sulla sussistenza del reato, rappresenterebbe un’ingiustizia nei confronti degli imputati, gravando su di loro il peso di un’accusa infamante priva di fondamenta solide.
La parola “attendibilità” è stata il fulcro del dibattito, diventando la chiave per interpretare un racconto controverso e carico di implicazioni.

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