martedì 2 Settembre 2025
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Testico: i borghi motore del futuro sostenibile italiano

Il futuro del Paese si gioca nelle pieghe dei suoi borghi, nelle valli silenziose e sui crinali impervi.
La recente celebrazione di Testico, piccolo comune savonese, non è solo un riconoscimento formale, ma un segnale di un cambiamento di paradigma: un’inversione di rotta che pone al centro l’Agenda 2030 e il ruolo cruciale dei comuni “minori” – montani, interni, marginali – come veri motori di un nuovo sviluppo sostenibile.
La consegna della targa di Comune sostenibile, presentata nel contesto del Rapporto Montagne Italia 2025, frutto di una complessa ricerca promossa dal Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie e attuata dall’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, evidenzia una consapevolezza diffusa: le aree interne non sono un peso da sostenere, ma un capitale inespresso, un laboratorio di resilienza e innovazione.
La sindaca di Testico, Lucia Moscato, ha magistralmente sintetizzato questa visione, sottolineando come la rinascita socioeconomica delle piccole comunità rappresenti un fattore propulsivo per l’intera nazione.
L’apparente fragilità demografica, che per troppo tempo ha segnato il destino di questi luoghi, si sta trasformando in un’opportunità, grazie a flussi migratori invertiti, investimenti in infrastrutture e una rinnovata vitalità del mercato immobiliare.

Si tratta di segnali incoraggianti, ma è fondamentale superare le difficoltà strutturali che ancora limitano l’efficacia dell’azione amministrativa, assicurando risorse adeguate e un quadro normativo favorevole.
L’impegno di Testico, e di molti altri comuni che condividono la stessa visione, si concretizza nell’avvio di un monitoraggio continuo delle proprie politiche di sostenibilità, in collaborazione con la Rete dei Comuni Sostenibili.
Questo processo di valutazione, trasparente e partecipativo, permetterà di misurare i progressi compiuti, identificare le aree di miglioramento e adattare le strategie in funzione dei risultati ottenuti.
L’affermazione che i piccoli centri, storicamente relegati a un ruolo marginale, possano essere protagonisti del percorso tracciato dall’Agenda 2030, non è un’utopia, ma una necessità strategica.
I comuni montani, in particolare, vantano un patrimonio di conoscenze tradizionali, un forte legame con il territorio e una capacità di adattamento che li rendono particolarmente adatti a rispondere alle sfide del futuro.

L’innovazione, la diversificazione economica, la tutela dell’ambiente e la promozione della cultura locale: questi sono solo alcuni dei settori in cui i piccoli comuni possono fare la differenza.

Maurizio Gazzarri, direttore tecnico della Rete dei Comuni Sostenibili, ha ribadito con forza questo concetto, sottolineando che la debolezza apparente di questi territori nasconde una potenziale forza inespressa, pronta a contribuire in modo determinante allo sviluppo sostenibile del Paese.
Si tratta di un’inversione di prospettiva che richiede un cambio di mentalità a tutti i livelli, dalle istituzioni nazionali alle associazioni di categoria, passando per i cittadini stessi.
Investire nei piccoli comuni significa investire nel futuro del Paese, valorizzando il suo patrimonio più prezioso: le sue comunità, le sue tradizioni, il suo territorio.
È un investimento che porta con sé promesse di resilienza, coesione sociale e un futuro più equo e sostenibile per tutti.

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