La vicenda che coinvolge Enrico Mengoli, settantacinque anni, solleva interrogativi profondi e dolorosi sulla sicurezza delle cure e la responsabilità medica. La sua morte, avvenuta mercoledì dopo un decennio di sofferenza e ricovero in Rianimazione al San Martino, è al centro di un’indagine per omicidio colposo avviata dalla Procura della Repubblica. L’ipotesi principale, ancora da confermare con l’autopsia disposta per lunedì, è quella di un sovradosaggio di eparina, un farmaco anticoagulante ampiamente utilizzato in ambito ospedaliero.La sequenza degli eventi, ricostruita dagli investigatori, fa emergere un quadro preoccupante. Il paziente era stato inizialmente ricoverato all’ospedale Evangelico di Voltri, dove, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stata somministrata una dose di eparina doppia rispetto a quella prescritta. L’errore, apparentemente innocuo, ha innescato una reazione a catena di eventi che hanno portato all’aggravarsi delle condizioni del paziente, fino al trasferimento d’urgenza al San Martino e, infine, al decesso.La Procura ha delegato ai Carabinieri del Tribunale l’acquisizione delle cartelle cliniche e l’esecuzione di interrogatori a tutto il personale sanitario coinvolto, con l’obiettivo di ricostruire con precisione la dinamica dei fatti e individuare eventuali responsabilità. La direzione dell’Evangelico, immediatamente allertata, ha avviato un’indagine interna per accertare le cause dell’errore e verificare l’efficacia delle procedure esistenti. Un evento avverso successivo alla somministrazione del farmaco aveva inizialmente destato preoccupazione, portando alla revisione delle modalità di assistenza garantita al paziente.Questo tragico episodio non è un caso isolato. Ricordiamo l’incidente avvenuto due anni fa all’ospedale Galliera, dove un paziente ricevette per errore l’equivalente di 80 dosi di eparina anziché otto, con conseguente coma e decesso dopo due settimane. Tali eventi mettono in luce la crescente necessità di un’analisi critica delle procedure di somministrazione dei farmaci, soprattutto quelli ad alto rischio come l’eparina, e di un rafforzamento dei sistemi di controllo e sicurezza all’interno delle strutture sanitarie.L’incidente di Enrico Mengoli rappresenta non solo una tragedia personale, ma anche un campanello d’allarme per l’intero sistema sanitario. La vicenda impone una riflessione più ampia sulla formazione del personale medico, sull’importanza di protocolli chiari e rigorosi, e sulla necessità di promuovere una cultura della sicurezza che metta al primo posto la tutela della salute dei pazienti. L’autopsia disposta fornirà elementi cruciali per chiarire le cause della morte, ma è fondamentale che questa vicenda stimoli un’azione concreta per prevenire che simili tragedie si ripetano in futuro.
Tragedia a Genova: Indagine sulla morte di Enrico Mengoli
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