La pioggia, incessante e quasi palpabile, avvolgeva Borgio Verezzi, creando un’atmosfera densa di presagi.
L’ambientazione de *Il raggio bianco*, prima assoluta al festival teatrale, ne era una vivida eco: una casa in penombra, la luce filtrata a stento dalle persiane abbassate, una figura femminile, Milvia Mirigliano, in impermeabile e appesantita dal sonno, al centro di un silenzio carico di attesa.
Una suggestione scenica che, ironia del destino, si sovrapponeva alla reale, torrenziale, pioggia che accompagnava lo spettacolo, tanto da indurre la Mirigliano a un’esclamazione, apparentemente spontanea, rivolta al pubblico: “Prendo l’ombrello, piove!”.
Un momento di leggerezza che stemperava la tensione iniziale, ma che, in realtà, faceva parte integrante del tessuto drammatico.
*Il raggio bianco*, opera di Sergio Pierattini magistralmente diretta da Arturo Cirillo, è un’indagine spietata sui legami familiari, sulla colpa, sulla redenzione mancata e sulla fragilità dell’animo umano.
La narrazione si concentra su tre figure femminili, intrecciate da un passato doloroso e da un presente precario: una madre, interpretata da Milvia Mirigliano con una profondità straordinaria, una figlia, Linda Gennari, in cerca di una via di fuga, e un giovane uomo, Raffaele Barca, portatore di una promessa di cambiamento che si rivelerà ingannevole.
Le due donne, madre e figlia, sono accomunate da un oscuro segreto: la loro storia è segnata da furti e inganni, da un rapporto conflittuale fatto di amore e odio, di accuse reciproche e di rancori sopiti.
La loro relazione, simbiotica e distruttiva al tempo stesso, è il cuore pulsante dell’opera.
L’arrivo del giovane parente, figlio della sorella della madre, genera un’illusione di speranza: la figlia vede in lui la possibilità di una nuova vita, di una fuga dalla sua esistenza soffocante.
La madre, a sua volta, nutre la vana illusione che attraverso di lui possa finalmente riconciliarsi con la sorella, lacerata da un’accusa ingiusta, un evento traumatico che ha segnato profondamente le loro vite.
Pierattini, con una scrittura raffinata e un’abile miscela di realismo e poesia, ha creato una commedia noir che, pur avvolta in un’atmosfera cupa e drammatica, lascia intravedere lampi di ironia e di comicità amara.
La madre, con le sue lamentele sui tempi d’oro e sulla diffidenza della gente, cela una profonda amarezza e un senso di ingiustizia che la spingono a esprimere opinioni semplicistiche e a scaricare la sua frustrazione su capri espiatori.
La regia di Cirillo ha saputo restituire la complessità dei personaggi, enfatizzando la tensione tra madre e figlia, le aspirazioni della figlia e il cinismo disincantato della madre.
Le interpretazioni sono state all’altezza del testo: Milvia Mirigliano ha incarnato la madre con una maestria assoluta, riuscendo a cogliere tutte le sfumature del personaggio, dalla tragedia alla commedia, dall’ironia al patetismo.
Linda Gennari ha offerto una performance intensa e coinvolgente, interpretando la figlia con grande temperamento e presenza scenica.
Raffaele Barca ha contribuito a creare un’atmosfera di ambiguità e suspense.
Il pubblico, generoso e attento, ha seguito con partecipazione lo sviluppo della vicenda, resistendo anche alle intemperie.
L’applauso finale è stato un segno di profonda gratificazione.
Precedentemente, Beatrice Coppolino, apprezzata interprete, ha ricevuto il Premio Fondazione De Mari come miglior attrice giovane, un riconoscimento al suo talento e alla sua promettente carriera.
*Il raggio bianco* si conferma un’opera intensa e suggestiva, capace di interrogare lo spettatore e di lasciare un segno indelebile.