martedì 9 Settembre 2025
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Mari: Cinque Terre tra fotografia, natura e memoria.

Castello di Parole a Riomaggiore accoglie un omaggio visivo alla fragile sinergia tra terra e mare, attraverso la mostra “Mari” di Andrea Pistolesi, fotografo di viaggi che, in quarant’anni di esplorazioni globali, ha catturato l’essenza di confini paesaggistici unici.

Trenta immagini, frutto di un’indagine profonda e attenta, costituiscono il nucleo dell’esposizione, inaugurata sabato 13 settembre in un evento che celebra il patrimonio culturale e naturale delle Cinque Terre.
L’apertura, arricchita dalla presenza dell’autore e da un dialogo stimolante con la curatrice Ornella d’Alessio, la sindaca Fabrizia Pecunia, e i fotografi Davide Calloni e Simone Ratti, autori di pubblicazioni dedicate al territorio, sottolinea un concetto cruciale: la salvaguardia di un paesaggio così vulnerabile non si esaurisce con misure conservative dirette, ma passa attraverso una narrazione poliedrica e sensibile.
Castello di Parole, in questo senso, si configura come una piattaforma di convergenza tra diverse discipline artistiche e scientifiche – fotografia, ricerca storica, enologia – per interpretare e comunicare la complessità del legame tra l’uomo e il suo ambiente.
Le opere di Pistolesi, unite alle prospettive di Calloni e Ratti, non si limitano a documentare la bellezza delle Cinque Terre; esse sollecitano una riflessione più ampia, un invito all’osservazione consapevole e alla responsabilità nei confronti di un’eredità paesaggistica che, nonostante le sfide poste dai cambiamenti climatici e dall’impatto antropico, persiste con resilienza.
La mostra, aperta al pubblico fino all’8 novembre, si pone come un’occasione per riscoprire la profondità del rapporto tra la comunità locale e il suo territorio, esortando a una partecipazione attiva nella tutela di un bene comune prezioso e irripetibile.
Non si tratta semplicemente di contemplare la bellezza del paesaggio, ma di comprenderne la fragilità e di agire per preservarne l’autenticità, onorando il lavoro di chi, come Pistolesi, Calloni e Ratti, ne ha saputo cogliere l’anima attraverso il proprio linguaggio.

La mostra, quindi, ambisce a stimolare un nuovo approccio alla conservazione del patrimonio, basato sulla conoscenza, l’emozione e l’impegno condiviso.

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