10 gennaio 2024 – 11:02
Il Tribunale Amministrativo Regionale della Valle d’Aosta ha emesso una sentenza che condanna il Ministero dell’Interno a risarcire l’avvocato Andrea Gino Giunti con una somma di 6.000 euro. Tale risarcimento si riferisce al danno subito dal legale a seguito dell’interdittiva antimafia emessa due anni fa dalla questura di Aosta. Successivamente, il Tar ha annullato tale provvedimento nell’ottobre del 2022, poiché la normativa non prevede l’applicazione di interdizioni nei confronti di persone fisiche non imprenditori. Questa sentenza, non impugnata, è diventata definitiva.È importante sottolineare che la richiesta della comunicazione antimafia era stata avanzata dalla Regione Valle d’Aosta stessa, dopo che nel 2020 Giunti aveva ottenuto un contributo regionale per compensare le perdite di fatturato causate dall’emergenza pandemica da Covid-19.Successivamente alle verifiche effettuate dalla questura, è emerso che sia Giunti che sua moglie, l’avvocata Maria Rita Bagalà, erano stati iscritti nel registro degli indagati nell’inchiesta Alibante contro la ‘ndrangheta condotta dalla Dda di Catanzaro.Il ricorso presentato da Giunti è stato accolto dal Tar della Valle d’Aosta, con l’assistenza legale dell’avvocato Hebert d’Herin. Secondo i giudici amministrativi, non vi sono dubbi sul fatto che il provvedimento adottato dall’amministrazione sia illegittimo e che il ricorrente abbia subito un pregiudizio, legato proprio all’interdizione dal contrattare con la pubblica amministrazione e, di conseguenza, anche dall’assumere incarichi per enti pubblici per tutto il periodo in cui è stata in vigore la misura adottata dalla questura di Aosta. Per quantificare il danno subito, il Tar ha preso in considerazione il reddito documentato nell’anno precedente all’interdittiva, limitatamente alle commesse pubbliche ricevute, nonché il principio di rotazione nelle commesse pubbliche che rende aleatoria la possibilità di ottenere gli stessi incarichi ogni anno.
