Gruppo criminale arrestato per estorsione e usura: condanne e risarcimento danni.

Date:

30 settembre 2024 – 19:45

Durante un’operazione di polizia, è stato arrestato un gruppo di criminali che aveva costretto un commerciante a svendere la sua attività per saldare debiti contratti con interessi esorbitanti. Le minacce di morte e le incursioni nel locale erano all’ordine del giorno, creando un clima di terrore tra i clienti presenti. Il Tribunale ha emesso tre condanne per estorsione e usura: 4 anni per Giovanni Tarsitano, 52enne imprenditore di Moncalieri, 3 anni e mezzo per Daniele D’Agrippino, ex titolare di una ditta di logistica, e 1 anno e 4 mesi per Alberto Buscemi, 61enne di Mazara del Vallo.Le prime due condanne sono legate ad episodi precedenti riguardanti l’ex deputato leghista Sebastiano Fogliato, coinvolto in attività illecite con Tarsitano. D’Agrippino era già stato condannato a quattro anni in precedenza, mentre Tarsitano aveva ricevuto una pena più pesante. Nel processo a Torino, il procuratore Patrizia Gambardella aveva richiesto sei anni per il presunto capobanda e due anni per i complici coinvolti.Oltre alle pene detentive, gli imputati dovranno versare una somma consistente come risarcimento danni alla vittima che si è costituita parte civile nel processo. Durante le indagini è emerso un vero e proprio libro mastro dei prestiti usurai gestiti dal gruppo criminale, in cui figurava anche il nome dell’ex parlamentare Fogliato insieme ad altri soggetti coinvolti in attività illegali.Il commerciante vittima delle estorsioni aveva cercato disperatamente di ripagare i debiti contratti per salvare la propria attività familiare. Dopo vari tentativi falliti con istituti bancari tradizionali, si era rivolto a Tarsitano tramite un intermediario che lo aveva introdotto al gruppo criminale. Il denaro prestato ammontava a 35mila euro, ma il prestatore pretendeva il ritorno di ben 53mila euro secondo accordi non ufficializzati.Le transazioni avvenivano principalmente in contanti o attraverso falsificazioni contrattuali tra l’impresa della vittima formalmente intestata alla madre e quelle controllate dagli imputati. Il presunto capobanda orchestrava con abilità questa rete criminale che sfruttava la fragilità finanziaria delle vittime per trarne profitto illegale.

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