I figli dei coniugi Mattioli, travolti da una frana nell’agosto del 2018, citano in causa il comune di Courmayeur

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I figli della coppia, travolta da una colata detritica in un parcheggio pubblico in un sito ad alto rischio, avviano un’azione civile: prima udienza il 5 aprile in Tribunale ad Aosta.

L’unica consolazione che resta loro è che oggi quel “maledetto” parcheggio pubblico realizzato in un’area ad altissimo rischio è stato finalmente interdetto all’uso. E che alle allerte meteo la strada viene chiusa. Precauzioni, anche di buon senso, che potranno salvare altre vite, ma arrivate troppo tardi per i loro genitori. Nonostante il dolore immenso per l’improvvisa perdita del papà e della mamma, e l’ulteriore amarezza di non aver potuto dare loro voce in un processo penale, non si ferma la battaglia per la verità, la giustizia e la sicurezza dei figli dei coniugi Mattioli, sempre sostenuti da Studio3A, anche se ora il fronte è diverso. Simone ed Emanuela nei giorni scorsi hanno citato in causa avanti il Tribunale civile di Aosta il Comune di Courmayeur ritenuto corresponsabile della tragedia che ha strappato loro gli affetti più cari: la prima udienza è stata fissata per il 5 aprile 2022, avanti in giudice Paolo De Paola.

Com’è tristemente noto, nel pomeriggio del 6 agosto 2018 Vincenzo Mattioli e Barbara Gulizia, 71 e 69 anni, di Milano, sono rimasti vittime innocenti dell’imponente colata detritica formatasi lungo il torrente Margueraz in concomitanza con una pioggia intensa, e abbattutasi sulla strada comunale della Val Ferret, a Courmayeur, dove avevano una casa e trascorrevano da anni le loro vacanze. I due coniugi, alle 17.40 circa, di rientro da un’escursione, erano appena saliti sulla loro auto, una Fiat Panda, che avevano lasciato in un’area utilizzata come parcheggio ubicata in adiacenza alla strada, all’altezza del punto in cui il Margueraz confluisce nel torrente Dora, quando il loro veicolo è stato improvvisamente travolto da questa valanga di sassi e fango: per effetto del debris flow, come viene definito questo genere di fenomeni, la loro utilitaria è stata scaraventata nel torrente Dora e i due malcapitati sono deceduti per asfissia meccanica da schiacciamento.

La Procura di Aosta ha subito aperto un procedimento penale a carico dell’allora sindaco della nota località valdostana, Stefano Miserocchi, indagato per i reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravissime, reato omissivo improprio e disastro colposo per frana e messa a rischio dei pubblici trasporti: oltre ai Mattioli, la frana aveva causato diversi feriti, più ingenti danni materiali alle auto travolte.

I legali di Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, a cui i due figli delle vittime si sono affidati per essere assistiti, attraverso la consulente legale dott.ssa Sara Donati, hanno prodotto svariati pareri di esperti che hanno certificato come quel sito, oltre ad essere ad alto rischio idrogeologico, poteva essere soggetto a fenomeni di debris flow, già successi in passato, gli ultimi nel 1986 e 1987, e sempre in agosto. Hanno richiamato le disposizioni della stessa Regione Valle d’Aosta che avrebbero richiesto l’allerta meteo che invece non è stata diramata. E, soprattutto, hanno puntato il dito – elemento decisivo condiviso anche dal consulente tecnico nominato dalla Procura – contro la scelta dell’Amministrazione comunale di ubicare quel park, peraltro utilizzatissimo da quanti poi salgono verso il rifugio Bertone, e di consentirne di fatto il pubblico utilizzo, lungo la val Ferret, non solo in un’area a F1 a elevata pericolosità di frana ma anche nel punto più pericoloso e vulnerabile del conoide del torrente Margueraz, che per la sua collocazione è destinato inevitabilmente a ricevere le ingenti masse detritiche che si liberano dal versante della montagna in caso di debris flow. E nonostante i pareri negativi espressi dal Corpo Forestale sull’opportunità di realizzare posteggi un quell’area. Quanto al versante della montagna, il Comune di Courmayeur aveva il potere di eseguire opere di manutenzione finalizzate a scongiurare eventi franosi, ma soprattutto aveva il potere di regolamentare e vietare l’utilizzo di quel parcheggio neppure segnato nel Piano Regolatore, ma dove la sosta, soprattutto dei turisti, era una prassi, né vi era all’epoca alcun segnale di divieto o anche di semplice pericolo.

Nonostante tutte queste circostanze, nonostante una dettagliata memoria e un puntuale atto di opposizione, tuttavia, alla fine la Procura di Aosta ha chiesto e ottenuto dal giudice (lo scorso 22 aprile) di archiviare il fascicolo, ritenendo l’evento non prevedibile. Una decisione su chi deve aver pesato il fatto che a rispondere dei pesanti capi di accusa era chiamata un’unica persona, l’ex primo cittadino, che peraltro all’epoca si era anche insediato da poco. Ma i figli dei coniugi Mattoidi e Studio3A non potevano accettare che una tragedia di queste proporzioni, e determinata da tali omissioni, potesse essere archiviata come una “fatalità”, e si dunque è deciso di continuare la battaglia sul fronte civile, dove la prospettiva è totalmente diversa e a rispondere è un’intera Amministrazione comunale per i propri atti nel corso del tempo.

“Lo facciamo innanzitutto per sensibilizzare sulla pericolosità di quell’area a cui i mei genitori erano molto legati – spiegano Simone ed Emanuela Mattioli -, affinché vengano prese ulteriori misure di protezione rispetto a quelle che poi il Comune ha preso dopo la tragedia. Oggi, è vero, quel parcheggio è stato chiuso, sono dovuti morire i miei genitori per prendere questo provvedimento di buon senso, ma la strada passa ancora lì, accanto a un torrente che non ha proiezioni adeguate e che scaricherà ancora: non possiamo pensare che altri, e qui parliamo di famiglie e bambini, possano andare incontro alla stessa tragica sorte dei nostri genitori”. E poi, ovviamente “ci aspettiamo il riconoscimento di una responsabilità quanto meno civile in capo al Comune, che aveva ed ha la gestione di quei luoghi e di quel parcheggio e che non ha garantito l’incolumità delle persone: qui siamo di fronte a una mala gestio del territorio da parte delle varie Amministrazioni comunali succedutesi nel tempo che durava da decenni e di cui noi abbiamo pagato un prezzo altissimo e inaccettabile”.

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