La questione dei campioni in Italia è un dilemma complesso e multifaceto, che non si risolve con facili promesse o rimandi al passato. La recente vittoria dell’Europeo rappresenta una svolta significativa nel panorama calcistico nazionale, ma il successo di quel torneo non dovrebbe essere utilizzato come scusa per giustificare la mancanza di talenti futuri.I campioni, figure eccezionali come Mbappé e Foden, sono un frutto della cultura e dell’investimento che altre nazioni hanno messo nel calcio fin da giovane età. L’Italia ha tradizionalmente valorizzato la difesa come elemento fondamentale del gioco, ma questo approccio, sebbene abbia portato a successi notevoli, non è più sufficiente per produrre giocatori che possano competere con i migliori in campo.Il problema della mancanza di ore di calcio praticate settimanalmente dai giovani italiani è una questione urgente. Il calcio deve essere una parte integrante dell’educazione fisica e sportiva dei giovani, ma la sua pratica regolare e strutturata è fondamentale per lo sviluppo tecnico di un giocatore.Il ritorno dei “Totti e Del Piero” non sarà immediato. Anzi, potrebbe essere utile guardare ai modelli di altre nazioni che hanno investito in programmi di sviluppo giovanile e formazione calcistica, dimostrando così un impegno concreto per la crescita del proprio sport.La crescita dei giovani giocatori italiani non può essere lasciata al caso. È tempo che lo Stato e le federazioni calcistiche italiane si attivino per creare programmi più efficaci di formazione, garantendo ai giovani l’accesso a un’adeguata quantità di ore di allenamento settimanale e la possibilità di confrontarsi con i migliori talenti internazionali.
Il Calcio italiano: è tempo di guardare al futuro?
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