Il cinema italiano ha vissuto un’epoca d’oro che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del settimo arte, partendo dalla magnificenza della Dolce Vita e arrivando fino all’eleganza de L’Ultimo Imperatore. Un periodo di fervore creativo e frenesia imprenditoriale che ha dato vita a opere straordinarie e indimenticabili. Tuttavia, come sottolinea il regista britannico Peter Greenaway durante una conferenza stampa a Torino, sembra che questa brillantezza sia andata perduta nel tempo, abbandonata senza una spiegazione chiara.Greenaway, vincitore del prestigioso premio Stella della Mole assegnatogli dal Museo del Cinema di Torino, riflette sul declino del cinema contemporaneo, dove spesso le opere si riducono a mere illustrazioni di parole anziché partire da esse per creare grandi capolavori. L’ossessione dell’artista per l’immagine e la parola lo porta a esplorare nuove strade creative e a sfidare la monotonia che sembra aver invaso l’industria cinematografica.Parlando dei rischi legati all’intelligenza artificiale nel campo artistico, Greenaway si mostra scettico sul suo impatto sulle sue opere pittoriche e cinematografiche. La sua natura di creatore visivo lo rende diffidente nei confronti di una tecnologia che ancora non comprende appieno, temendo possibili interferenze nella sua espressione artistica unica e personale.Nonostante il passare degli anni e le sfide affrontate, Greenaway continua a esplorare tematiche profonde attraverso i suoi film, come evidenziato dal suo ultimo lavoro “Lucca mortis”, ambientato nella suggestiva città toscana. Attraverso le sue opere, il regista cerca di stimolare riflessioni sulla morte e sull’esistenza umana in un mondo sempre più votato alla superficialità.Con una carriera ricca di successi come “I misteri del giardino di Compton House” (1982) e “Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante” (1989), Greenaway continua a sorprendere il pubblico con la sua visione artistica unica ed eclettica. A Torino presenterà una selezione di racconti brevi inediti tratti dal suo libro “He Read Deep Into The Night”, dimostrando la sua versatilità artistica e la capacità di reinventarsi costantemente.In un panorama cinematografico sempre più omologato e commerciale, Peter Greenaway si erge come un faro luminoso della creatività autentica e della ricerca artistica senza compromessi. La sua voce rimane un’importante testimonianza della potenza dell’arte nel suscitare emozioni profonde e stimolare riflessioni sulla complessità dell’esistenza umana.
Il cinema italiano tra magnificenza e declino: il pensiero di Peter Greenaway
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