11 marzo 2025 – 13:15
Il dibattito sull’argomento dell’aiuto a morire ha infiammato la politica lombarda, con posizioni contrastanti che si sono scontrate in un acceso confronto all’interno della maggioranza di centrodestra al Pirellone. Dopo la presentazione del primo caso di suicidio assistito in Lombardia lo scorso 14 febbraio, il capogruppo di Fratelli d’Italia al Consiglio regionale, Christian Garavaglia, ha espresso apertamente la propria insoddisfazione riguardo all’operato di Regione Lombardia, accusando l’ente di aver superato i limiti delle proprie competenze. Garavaglia ha sottolineato la posizione del suo partito a favore della tutela della vita e del potenziamento delle cure palliative, respingendo categoricamente l’idea di un presunto diritto al suicidio medicalmente assistito e ribadendo che il sistema sanitario non è tenuto a fornire farmaci letali per tale pratica.Le parole di Garavaglia sono state interpretate come un avvertimento nei confronti della maggioranza, compresa Forza Italia, che sta valutando una possibile regolamentazione regionale simile a quella adottata in Toscana. Dall’altra parte, il governatore Attilio Fontana ha difeso il procedimento adottato dall’ente regionale come necessario per evitare contenziosi giudiziari e garantire il superamento delle condizioni di impossibilità legate alla situazione fisica del soggetto coinvolto. Fontana ha anche sottolineato le ragioni di riservatezza richieste dagli avvocati dell’interessata, che hanno impedito una maggiore trasparenza sulla vicenda.L’incontro istituzionale in aula ha evidenziato le divergenze esistenti all’interno della maggioranza e lascia presagire possibili sviluppi futuri incerti. Resta da capire quale direzione prenderanno le decisioni politiche riguardanti questa delicata questione, che coinvolge profondamente non solo l’aspetto legislativo ma anche etico e umanitario.