Il dramma delle migrazioni nel Mediterraneo continua a mietere vittime inaccettabili: nel 2024, il bilancio delle tragedie in mare ha superato le 2.200 persone, con oltre 1.700 vite spezzate lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Una realtà che colpisce duramente anche i più vulnerabili, come centinaia di bambini e adolescenti che perdono la vita in cerca di un futuro migliore.Regina De Dominicis, direttrice dell’Ufficio regionale dell’Unicef per l’Europa e l’Asia centrale, non nasconde la sua preoccupazione di fronte a queste cifre spaventose. La recente tragedia al largo delle coste di Lampedusa, dove un’imbarcazione è affondata lasciando 20 persone disperse, tra cui donne e bambini, rappresenta solo l’ennesimo capitolo di una storia fatta di sofferenza e sacrificio.L’Unicef si mobilita costantemente per offrire sostegno ai migranti e rifugiati in Europa, lavorando per garantire loro dignità e diritti fondamentali. Tuttavia, di fronte alla gravità della situazione nel Mediterraneo, emerge con forza la necessità di una risposta globale e coordinata da parte della comunità internazionale.Le storie di chi affronta il viaggio attraverso il mare in condizioni estreme sono racconti di coraggio e disperazione che non possono essere ignorati. È urgente agire per prevenire nuove tragedie e proteggere chi fugge da guerre, povertà e persecuzioni.Ogni vita persa in mare rappresenta una ferita aperta nella coscienza collettiva dell’umanità. È tempo di mettere al centro la dignità e il rispetto per ogni essere umano, senza distinzioni né confini. Solo così potremo costruire un futuro basato sulla solidarietà e sulla giustizia per tutti coloro che cercano speranza oltre l’orizzonte incerto del Mediterraneo.
Il dramma delle migrazioni nel Mediterraneo: l’urgenza di una risposta globale e coordinata
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