Il dramma di Giuseppe Difonzo: condannato a 29 anni per l’omicidio della figlia Emanuela

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11 marzo 2025 – 13:30

La sentenza della Corte di Cassazione che conferma la condanna a 29 anni di reclusione per Giuseppe Difonzo, l’uomo di 38 anni proveniente da Altamura, rappresenta il culmine di una vicenda giudiziaria tormentata che ha scosso profondamente l’opinione pubblica. Il tragico episodio dell’omicidio volontario della piccola Emanuela, appena tre mesi di vita, avvenuto nella notte tra il 12 e il 13 febbraio 2016 presso l’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari, ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva.Difonzo è stato inizialmente condannato a 16 anni in primo grado per omicidio preterintenzionale, ma la sentenza è stata poi aggravata all’ergastolo in appello per omicidio volontario premeditato. Tuttavia, grazie alle attenuanti generiche concesse dalla Corte d’assise d’appello sulla base delle indicazioni della Suprema Corte, la pena è stata fissata a 29 anni di reclusione.I fatti emersi durante il processo hanno rivelato uno scenario agghiacciante: Difonzo avrebbe soffocato la figlia in pochi minuti mentre era da solo con lei, sfruttando un momento di assenza di vigilanza. La bimba aveva trascorso gran parte dei suoi primi mesi di vita in ospedale a causa di crisi respiratorie attribuite al padre.Le motivazioni della sentenza evidenziano come Difonzo abbia tentato per due volte precedenti l’omicidio effettivo di eliminare la piccola. La sua ostilità verso la presenza della figlia era evidente agli occhi dei giudici, che lo ritengono incapace di affrontare le responsabilità paterne imposte dalla nascita della bambina.Nonostante il tentativo difensivo basato sulla sindrome di Munchausen sia stato respinto, emerge chiaramente che gli atti del condannato non erano determinati dalla ricerca dell’attenzione o dell’apprezzamento altrui. Al contrario, si trattava dell’estremo tentativo di liberarsi dall’onere emotivo e pratico legato alla presenza della figlia.La definitività della sentenza riapre le porte del carcere per Giuseppe Difonzo, che dovrà scontare la pena inflittagli e riflettere sulle conseguenze devastanti dei suoi gesti insensati e crudeli nei confronti dell’innocente Emanuela.

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