La storia è una testimonianza sconvolgente di quanto possa sfuggire al controllo il fanatismo religioso quando si mescola con la cultura patriarcale. Una giovane donna, appena entrata nella sua adolescenza, trovò se stessa bloccata in un mondo senza libertà: impossibilitata a proseguire i suoi studi e ad iscriversi alle scuole superiori, dove sarebbe potuta coltivare la sua mente e ampliare le sue conoscenze. La Tv era un lusso che non poteva essere goduto da lei, come se le immagini e gli eventi del mondo fossero una minaccia per il suo modo di vivere, per il suo pensiero e per i suoi sentimenti. L’abito occidentale che indossava era un peccato che doveva essere rimosso e sostituito da vestiti più rigidi e modesti, per non incuriosire gli sguardi dei maschi in modo troppo spinto.Non solo le sue scelte di abbigliamento ma anche il suo cellulare erano una minaccia alla purezza del suo essere; persino parlare con i ragazzi era qualcosa che doveva essere proibito, non fosse stato per la sua età e per il potere assoluto della sua famiglia. Non le era permesso nemmeno di esprimersi in campo sportivo; come se una ragazza fosse destinata solamente a svolgere mansioni domestiche o addirittura solo a stare seduta tutta la vita senza mai muoversi per godere dei piaceri della libertà.
Il fanatismo religioso: quando il controllo patriarcale uccide la libertà delle donne
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