Il Regno Unito ha recentemente stretto ulteriormente le maglie sull’immigrazione regolare, con nuove norme introdotte dal ministro dell’Interno James Cleverly. Questa mossa rappresenta l’ennesimo tentativo del governo conservatore di Rishi Sunak di riconquistare consensi in un anno segnato da sondaggi negativi. Le misure riguardano soprattutto i lavoratori qualificati, con un aumento della soglia minima del contratto richiesta per ottenere un visto lavorativo, passando da 26.200 a 38.700 sterline all’anno.Questa restrizione impatterà anche sui giovani europei, compresi gli italiani, che continuano ad essere attratti dalle opportunità lavorative nel Regno Unito nonostante la Brexit. La libera circolazione tra il continente europeo e il Regno Unito è stata interrotta dall’inizio del 2020, mettendo fine a decenni in cui i giovani europei potevano trasferirsi facilmente oltre Manica per lavoro o studio.Le nuove regole prevedono anche limitazioni nei riavvicinamenti familiari dei lavoratori stranieri e un aumento del tributo sanitario per gli immigrati. Queste misure si inseriscono in un contesto più ampio di politiche restrittive sull’immigrazione nel Regno Unito, che mirano a ridurre i flussi migratori e a garantire che le posizioni lavorative siano occupate prioritariamente da cittadini britannici.In questo scenario, il dibattito sull’immigrazione nel Regno Unito diventa sempre più acceso, con opinioni contrastanti su come gestire al meglio l’afflusso di lavoratori stranieri e sulle implicazioni economiche e sociali di queste politiche restrittive. Resta da vedere quali saranno le conseguenze concrete di queste nuove regole sull’economia britannica e sulla società nel suo insieme.
Il Regno Unito stringe le maglie sull’immigrazione: nuove norme e polemiche.
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