17 ottobre 2024 – 00:01
L’arcivescovo di Algeri, JeanPaul Vesco, rimase sbalordito davanti alla stretta viuzza che si apriva dinanzi a lui. La sua meraviglia aumentò quando lesse il nome del vicolo senza la consueta zeta finale: Passage chanoine Vescoz. Questo vicolo, che terminava in una balconata con vista sul teatro romano di Aosta, sembrava celare un mistero legato al suo stesso cognome.Incuriosito dal legame possibile con un canonico della Cattedrale di Aosta, l’arcivescovo si immerse in un’indagine sulla storia della sua famiglia e scoprì di discendere da Pierre Louis Vescoz, uno dei più illustri preti scienziati della Valle d’Aosta. Scrittore, storico, geologo e botanico, questo antenato aveva lasciato un’impronta indelebile nella regione.Grazie al generoso dono del vescovo di Aosta Franco Lovignana, l’arcivescovo ebbe l’opportunità di consultare il volume dedicato alla parrocchia e alla storia di Verrayes scritto dal suo illustre parente. Inoltre, ricevette un altro prezioso libro ormai raro intitolato “La religiosità popolare” dell’autore Ezio Zorio e una lettera personale dal vescovo stesso.Questi incontri e regali non erano frutto del caso: tutto ebbe origine durante un incontro avvenuto a Lourdes l’anno precedente. L’arcivescovo rappresentava il Nord Africa insieme ad altri sette invitati provenienti da diverse parti del mondo. Il Vaticano aveva inviato Franco Lovignana per rappresentare i vescovi italiani grazie alla sua conoscenza approfondita del francese.Nato nel 1962 a Lione e appartenente all’Ordine dei frati domenicani, l’arcivescovo Vesco era destinato a vivere un intreccio straordinario di coincidenze e scoperte inaspettate durante il suo viaggio che presto giungerà al termine. Oltre all’incontro con le maestose montagne dell’Hoggar e la vastità del deserto, ha avuto modo di esplorare i luoghi legati alla missione di Charles de Foucauld che fondò l’eremo di Tamanrasset.Durante la sua permanenza in queste terre remote è stato celebrata una messa speciale officiata dal vescovo Gianotti insieme a don Andrea Mandonico della società delle missioni africane, esperto conoscitore dell’opera e del pensiero di de Foucault.