Il Teatro di Roma protegge il suo Cda, raggiungendo una tregua tra i soci per garantire la stabilità.

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01 febbraio 2024 – 17:46

Nel cuore del Teatro Argentina si è svolta la riunione del Consiglio di amministrazione del Teatro di Roma, la prima dopo una serie di giorni di conflitto sulla governance. Fuori dal teatro, attori, registi e personale del mondo della cultura chiedono di entrare, ma vengono tenuti a distanza da un cordone di polizia. Il presidente Francesco Siciliano inizia la riunione in ritardo per confrontarsi con loro. Queste scene dell’istituzione culturale della Capitale hanno suscitato dibattiti tra politica e mondo dello spettacolo.La scintilla che ha acceso il dibattito è stata la nomina di Luca De Fusco come direttore generale da parte dell’ala destra del Cda e la reazione dell’ala sinistra guidata dal sindaco Roberto Gualtieri, che ha visto il Campidoglio scavalcato. Successivamente è stato raggiunto un accordo tra le istituzioni: ci saranno due direttori, uno “artistico” e l’altro “manageriale”.Il presidente del Teatro Francesco Siciliano considera questa soluzione non come una mediazione al ribasso, ma come “la scelta migliore per gestire e far vivere un organismo complesso come il Teatro di Roma”. Ringrazia tutti coloro che hanno reso possibile questo accordo: Comune, Regione e ministero.Tuttavia, a complicare il quadro c’è stata l’improvvisa rinuncia di Ninni Cutaia, già candidato per la posizione di direttore generale. Attualmente questa posizione è formalmente occupata da De Fusco (che ha firmato un contratto), ma le deleghe sono ancora tutte in mano al presidente Siciliano. Nel nuovo assetto, De Fusco dovrebbe occuparsi delle competenze artistiche, lasciando quelle organizzative a una persona che al momento non è stata ancora individuata. Anche Paola Macchi, dirigente ai Due Mondi di Spoleto – uno dei nomi ricorrenti nelle voci di corridoio – sembra essersi ritirata dalla corsa.Prima di parlare dei nomi, però, è necessario capire il quadro normativo in cui si muoveranno. La governance duale richiederà una modifica dello statuto e il primo passo sarà l’Assemblea dei soci, attualmente rappresentati solo dal Comune e dalla Regione: da domani Siciliano potrà convocarla quando richiesto dalle parti coinvolte. A questo punto le strade si biforcano: per la modifica dello statuto la Regione avrà bisogno di un atto della giunta, mentre il Comune dovrà passare per la giunta e successivamente all’assemblea. Solo dopo aver consolidato il quadro normativo sarà possibile procedere con la selezione dei dirigenti. Sarà interessante vedere se verranno scelti tra le 42 risposte ricevute durante la precedente manifestazione di interesse o se si aprirà una nuova fase di valutazione.Nel frattempo, durante l’odierno Cda a cui ha partecipato anche De Fusco, sono stati affrontati alcuni aspetti tecnici ma fondamentali per la vita dell’istituzione che gestisce non solo il Teatro Argentina, ma anche l’India e il Torlonia (e in futuro il Valle), a partire dall’approvazione del bilancio. La riunione si è svolta sotto l’assedio di molti operatori del settore, molto critici sulle politiche culturali pubbliche. Dopo essersi riuniti ieri sera all’Altraeconomia – con la presenza dello stesso Siciliano – si sono dati appuntamento oggi pomeriggio ai piedi del Teatro Argentina. Ma hanno trovato un cordone di agenti: “La polizia davanti al Teatro di Roma che si protegge dalla sua città e dai suoi artisti”, ha scritto lo scrittore Christian Raimo, animatore della protesta, sui social.Siciliano avrebbe difeso l’accordo anche con loro. Lo farà anche al termine del Cda: “La riunione di oggi e l’approvazione del bilancio – ha commentato – segnano la fine di una fase aspra: abbiamo superato un momento difficile in cui le divisioni sembravano prevalere. Il mio compito ora è garantire il completamento di questo percor

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