16 luglio 2024 – 10:20
Il tragico destino di Vito Alexandro Riccio, che ha trovato la morte nel carcere di Ivrea il 26 settembre 2021, rappresenta un doloroso capitolo di sofferenza e abbandono. La sua vita è stata segnata da eventi drammatici, culminati con il suicidio che ha posto fine alla sua esistenza tormentata. Figlio di un poliziotto penitenziario in pensione, Riccio si è macchiato dell’orrore di aver ucciso la moglie e il figlio a Carmagnola, gettando ombre su una vita prima tranquilla e ordinaria.La sua discesa agli inferi era già iniziata prima di quel tragico giorno: tentativi precedenti di suicidio avevano evidenziato le sue profonde sofferenze interiori. Dopo l’arresto, Riccio è stato trasferito al carcere di Ivrea dove, secondo l’indagine della polizia penitenziaria, sarebbe stato oggetto di abbandono e incuria da parte del personale carcerario.Le responsabilità degli otto indagati per omicidio colposo sono state messe in discussione: ex direttori della casa circondariale, funzionari dell’area pedagogica, psicologi e psichiatri avrebbero trascurato le gravi condizioni psicologiche del detenuto, ignorando segnali evidenti di pericolo. Anche la scheda del rischio suicidio del detenuto sarebbe stata modificata per declassare il livello di rischio da alto a medio, dimostrando una negligenza imperdonabile.La vicenda di Vito Alexandro Riccio solleva interrogativi sulla gestione delle fragilità psicologiche all’interno delle istituzioni carcerarie e sull’importanza della prevenzione del suicidio tra i detenuti. La sua morte prematura rappresenta una tragedia umana che richiede un’attenta riflessione sulle responsabilità individuali e istituzionali nel garantire il benessere mentale e la sicurezza dei carcerati.