22 giugno 2024 – 00:40
Nel cuore della campagna laziale si estende il rinomato “triangolo d’oro dell’agricoltura italiana”, un territorio che abbraccia le località di Terracina, Sabaudia e Fondi e che rappresenta il fulcro delle esportazioni agroalimentari del Lazio, con ben il 40% del totale. Qui prosperano oltre 10.800 aziende agricole, dando vita a un vivace panorama economico ma anche ad una realtà controversa. La feroce competizione in questo settore ha favorito l’emergere di fenomeni come il caporalato e le “agromafie”, rendendo difficile per il consumatore finale distinguere se i prodotti acquistati siano frutto dello sfruttamento della manodopera.Nella piana pontina, tra i comuni di Aprilia, Cisterna e Cori, si coltivano principalmente kiwi, che fanno della provincia di Latina il principale produttore europeo, insieme a uva e cocomeri riconosciuti come eccellenze nazionali dal ministero dell’Agricoltura. Lungo la costa laziale, da Latina a Sabaudia passando per Sezze e Pontinia, si estendono vasti campi coltivati ad ortaggi come carciofi, zucchine, agrumi e spinaci destinati al mercato interno.Questo impero agricolo rappresenta una fonte occupazionale significativa per circa ventimila lavoratori, metà dei quali sono stranieri regolarmente assunti. Tuttavia, la competizione spietata del mercato impone alle aziende pratiche discutibili: molti imprenditori affiancano lavoratori regolari a braccianti irregolari per mantenere la competitività. Turni massacranti sono la norma per soddisfare le richieste del mercato, soprattutto della grande distribuzione organizzata.Alcune aziende stipulano accordi con le catene di supermercati fissando prezzi immutabili nel tempo. Per mantenere i margini di profitto e rispettare le scadenze di consegna, i titolari dichiarano solo una frazione delle ore realmente lavorate dai dipendenti. Le restanti ore vengono retribuite in nero o non pagate affatto. Il caporalato si cela dietro forme apparentemente legali: contratti minimi registrati che nascondono la realtà dello sfruttamento agricolo attraverso la registrazione parziale delle giornate effettive lavorate.
