19 maggio 2024 – 12:46
Il panorama delle piccole e medie imprese italiane si mostra sempre più interessato all’intelligenza artificiale, con oltre la metà di esse che progetta di investire in questa tecnologia nei prossimi tre anni. Tuttavia, sorprendentemente solo una minima percentuale del 6,3% ritiene che questo porterà a una riduzione del personale. Questo è quanto emerge da un’indagine condotta dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro insieme a Confapi, presentata durante il Festival del Lavoro a Firenze.La maggior parte delle Pmi intervistate, pari al 48,3%, prevede che i livelli occupazionali rimarranno stabili, mentre un significativo 45,5% si attende addirittura un aumento. Tra le azioni considerate cruciali per promuovere lo sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale spicca anzitutto la formazione nel campo digitale, sostenuta dal 35,7% dei partecipanti all’indagine. Inoltre, il 23,4% ritiene che sarà necessario assumere figure specialistiche nell’ambito dell’IT e delle nuove tecnologie; l’18,2% indica invece interventi di reskilling o ricollocazione dei lavoratori come strategici per gestire le imminenti innovazioni. Solo una piccola percentuale pari al 5,2% pensa che sarà indispensabile sostituire figure professionali obsolete.Un dato interessante è che circa l’11% delle Pmi ha già implementato sistemi basati sull’intelligenza artificiale e quasi un terzo (29,7%) sta attualmente lavorando su progetti legati a questa tecnologia. Le applicazioni più diffuse riguardano l’analisi rapida ed efficace dei dati (29,7%), l’automazione dei processi (17,4%) e il supporto alla clientela tramite chatbot o applicazioni simili (15,5%).