Incarcerato ingiustamente a Cuba, Simone Pini implora Giorgia Meloni: “Chiedo giustizia e libertà”

Incarcerato in un penitenziario cubano da 14 anni, Simone Pini si rivolge alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per gridare la sua innocenza e chiedere aiuto: “Sono stato condannato per un omicidio che non ho commesso, poiché al momento dei fatti non mi trovavo sull’isola ma ero a Firenze con la mia famiglia”. Dopo aver trascorso tutto questo tempo dietro le sbarre con false accuse di assassinio fabbricate dalle autorità cubane, Pini finalmente dispone delle prove della sua innocenza. Grazie a una recente riforma costituzionale cubana, ha ottenuto accesso ai suoi dati personali che confermano la sua presenza in Italia al momento del crimine.Queste informazioni cruciali sono state consegnate anche all’ambasciata italiana come evidenza tangibile che purtroppo non è mai stata considerata durante il processo legale. Ora, Pini implora l’intervento di Meloni affinché possa fare ritorno nel suo paese d’origine e ottenere giustizia. Inoltre, denuncia le ingiustizie subite in carcere, sottolineando che nonostante avesse diritto alla libertà condizionale secondo la legge cubana per detenuti stranieri non residenti, tale beneficio gli è stato negato ripetutamente senza alcuna spiegazione plausibile.La storia di Simone Pini rappresenta un drammatico caso di errore giudiziario e ingiustizia, dove un uomo onesto è stato privato della libertà e accusato ingiustamente di un crimine che non ha commesso. La sua lettera aperta alla premier italiana è un grido disperato di speranza e fiducia nella giustizia e nell’umanità, nella speranza di poter riabbracciare presto i suoi cari e dimostrare la sua completa estraneità agli eventi tragici che lo hanno segnato per così tanti anni.