26 agosto 2024 – 07:30
Nel cuore delle Catacombe di San Gennaro, al centro di un acceso dibattito tra il Vaticano e l’Arcidiocesi di Napoli, le rivelazioni sembrano essere solo frutto di notizie infondate e fraintendimenti. Un esclusivo documento della Santa Sede datato marzo 2018, reso pubblico dalla emittente CEI Tv2000, smentisce categoricamente che la Santa Sede abbia mai richiesto pagamenti arretrati alla Cooperativa La Paranza, a cui l’arcidiocesi aveva affidato nel 2009 la gestione del sito archeologico. Inoltre, si specifica che il Vaticano aveva già accettato mesi prima di azzerare qualsiasi debito precedente, manifestando anzi l’intenzione di avviare una nuova fase di collaborazione basata su trasparenza e legalità. Questo rappresenta una netta inversione rispetto a quanto emerso fino ad ora.Per riassumere brevemente la vicenda che si protrae da diverse settimane, alcuni organi d’informazione avevano denunciato alla fine di ottobre che la Commissione di Archeologia Sacra della Santa Sede, dipendente dal Pontificio Consiglio per la Cultura, aveva chiesto alla Chiesa napoletana il pagamento di debiti passati ammontanti a 700mila euro per gli ultimi dieci anni relativi alla gestione delle celebri catacombe nel Rione Sanità. In base al Concordato vigente, spetta infatti alla Santa Sede occuparsi della gestione delle circa 120 catacombe presenti sul territorio nazionale, tra cui una ventina aperte al pubblico come quella di Napoli dedicata al patrono della città.Secondo un accordo in scadenza il prossimo luglio, la Commissione vaticana dovrebbe ricevere il 50% dei ricavi derivanti da ciascuna catacomba come contributo fondamentale per la tutela, conservazione e restauro degli antichi siti funerari. La controversia nasce dal timore che il recupero degli arretrati da parte del Vaticano possa mettere a rischio i posti di lavoro dei 35 giovani impiegati de La Paranza: grazie a questa occupazione erano stati salvati dalla strada e avevano intravisto un futuro più luminoso. Nel corso degli anni il numero dei visitatori è cresciuto costantemente e la Cooperativa ha potuto offrire opportunità lavorative significative in un quartiere difficile come il Rione Sanità. L’eventuale recupero coatto dei pagamenti potrebbe mettere in crisi l’intero modello economico su cui si regge questa realtà socio-lavorativa così importante per la comunità locale.
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