Investimenti pubblici in tutela del territorio in Italia: analisi critica sull’uso delle risorse idriche.

Nel periodo che va dal 2009 al 2019, l’Italia ha registrato una significativa riduzione degli investimenti pubblici destinati alle opere di tutela del territorio in rapporto al Pil, per poi assistere a una ripresa a partire dal 2021, favorita anche dal supporto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Tuttavia, nel 2023 si è osservato un quadro pressoché stabile con un totale di 11,1 miliardi di euro investiti, cifra quasi identica a quella dell’anno precedente (11,2 miliardi), sottolineando la mancanza di progressi significativi in questo settore. Questi dati emergono da un’analisi condotta dall’Ufficio Studi di Confartigianato e resa pubblica in occasione della ventesima edizione della Convention ‘Energies and Transition Confartigianato High School’, inaugurata oggi a Chia (Cagliari).Tra le criticità individuate dall’analisi emerge il problema delle infrastrutture idriche come uno dei più rilevanti. Su una quantità complessiva di 8 miliardi di metri cubi d’acqua immessi nelle reti urbane, ben 3,4 miliardi (pari al 42,4%) vengono dispersi, superando quindi il volume totale d’acqua erogata nell’intera area Centro-Nord (3,2 miliardi di metri cubi). Le perdite idriche mostrano variazioni significative a livello geografico: dal 33,5% nel Nord-ovest al 51,9% nelle Isole italiane, dove si è manifestata in modo particolarmente grave la crisi idrica estiva del 2024. Le regioni con le percentuali più elevate di dispersione idrica sono Basilicata (65,5%), Abruzzo (62,5%), Molise (53,9%), Sardegna (52,8%), Sicilia (51,6%), Campania (49,9%), Umbria (49,7%), Calabria (48,7%) e Lazio (46,2%).