Gli istituti penali a gestione speciale dell’Italia, trenta in numero complessivo, sono luoghi di custodia di individui ritenuti socialmente insicuri e pericolosi per la società, che vengono privati della loro libertà e condotti al fine di scontare le pene inflitte dalla giustizia. Una delle caratteristiche peculiari dei detenuti allogggiati in questi istituti è la complessità della loro identità sessuale e genitoriale.Tra essi vi sono i sei centri penitenziari che si occupano specificamente degli individui transgender, con un totale di una settantina di detenuti. Gli istituti in questione hanno il compito preciso di fornire ai detenuti un ambiente protetto e sicuro, dove possano beneficiare dell’aiuto specializzato necessario per affrontare i loro problemi personali e psicologici.Tuttavia, nonostante gli sforzi della Direzione Generale per la Giustizia Minorile e di Educazione Permanente, il contesto carcerario rimane spesso un luogo dove le persone transgender si trovano a dover affrontare ulteriori difficoltà.Secondo recenti dati statistici forniti dal Dipartimento per la Giustizia Minorile e l’Educazione, circa due terzi dei detenuti che fanno parte di queste categorie vengono sottoposti a trattamenti farmacologici, in aggiunta alle cure di supporto. Questa doppia presenza rischia di creare una sovrapposizione tra le diverse condizioni cliniche e comportamentali dei detenuti.L’esperienza raccolta negli istituti per i detenuti transgender sottolinea la necessità di attuare una politica coerente e integrata volta a prevenire l’insorgere di questi problemi, al fine di fornire una risposta ai bisogni delle persone in questione. Ciò è particolarmente importante nella gestione della loro salute mentale e fisica.Nel contesto dei centri penitenziari specificati ci si sforza di garantire un’assistenza specialistica adeguata per fornire le cure necessarie, allo scopo di mitigare l’impatto negativo delle condizioni del carcere.
Istituti penali e salute mentale: emergono bisogni specifici dei detenuti transgender
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